Martinsicuro, vertenza Veco, riunione in Regione per salvare l’azienda

Martinsicuro. Un nuovo passaggio in Regione, anche questo carico di importanza e significato, per dirimere una vertenza che con la crisi occupazionale del territorio non ha nulla a che vedere.

Domani dalle 14 nella sede pescarese della Regione Abruzzo, è in programma un tavolo politico-tecnico sulla Veco di Martinsicuro. Azienda alle prese con una serie di grane di natura ambientale, con autorizzazioni che tardano ad arrivare, e che da venerdì scorso, di fatto, ha sospeso la produzione con lo spegnimento dei forni.

 

 

L’incontro è stato convocato dal vice-presidente della giunta regionale Giovanni Lolli, sulla scorta anche di precise sollecitazioni che sono arrivate dall’amministrazione comunale di Martinsicuro e dalle maestranze.

L’incontro arriva dopo due diverse mobilitazioni organizzate dai sindacati e dai lavoratori. In prefettura, a Teramo e sabato scorso a Martinsicuro, con un corteo (al quale ha preso parte anche la proprietà della storica fonderia) che si è sviluppato su via Roma. Dalla sede dell’azienda fino in piazza Cavour.

 

Gli operai chiedono chiarezza. Chiarezza di poter ripartire con l’attività produttiva e nel rispetto delle regole. In ballo, infatti, ci sono delle autorizzazioni di natura ambientale, che però nelle scorse settimane hanno subito un improvviso stop, con il rinvio della conferenza dei servizi.

 

Gli organici tecnici deputati al rilascio delle autorizzazioni, al momento, sono in fase di stallo, perchè sul tavolo ci sono diverse questioni. Non ultimo un recente esposto sulla questione legata alle emissioni in atmosfera. La situazione, in ogni caso, deve essere sbloccata e la riunione di domani (fermo restando che la politica può solo dare indirizzi) rientra in questa ottica. A Pescara, fuori dalla sede delle Regione ci saranno anche gli operai della Veco, circa 80, che arrivati fino a questo punto della vertenza rischiano il posto di lavoro. Se non si troveranno soluzioni utili, con le macchine spente (serviranno, qualora venissero accese di nuovo, circa 20 giorni per tornare a pieno regime) e la perdita di commesse. Il futuro potrebbe essere decisamente nebuloso.

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