AMP del Cerrano: ‘il parco a metà, tutti accontentati tranne i pescatori e…. il fratino’ FOTO

Pineto. “Ogni operatore economico esistente prima della nascita dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano è stato accontentato nelle sue richieste o almeno non è stato penalizzato nello svolgere la sua attività anche andando contro la politica che un parco dovrebbe avere, cioè quella di tutela e conservazione, nello specifico di un parco marino quella di tutela e riproduzione degli esseri viventi in quanto un parco nasce anche per il sostegno delle attività produttive fuori la AMP. In poche parole tutelo qui il pesce si riproduce ed esce fuori dall’area marina protetta. Questo principio è stato il cavallo di battaglia dei fondatori dell’AMP come anche il principio di tutelare le dune e il suo habitat, di tutelare il FRATINO (riflessione… anche la tigre del bengala è tutelata ma gli avvistamenti sono rari, il fratino lo s’incontra ovunque) ma spesso non teniamo in considerazione che questo parco nasce in una zona antropizzata, con una costa sabbiosa e a circa 1 km in mare fangosa, senza una zona denominata “A”, forse unico caso in Italia ma solo in Italia può succedere questo”.

Lo hanno dichiarato il presidente del Cogevo, Giovanni Di Mattia, e il rappresentante di Federpesca. Walter Squeo, ricordando che “la costa nel tratto compreso nel perimetro AMP è insidiata di stabilimenti balneari che non si sa se rispettano le regole con le loro strutture in muratura e se sono compatibili con una AMP. Questi stabilimenti balneari hanno ottenuto l’autorizzazione, attraverso una suddivisione dell’arenile in C1 C2 C3, a pulire la spiaggia antistante i loro chalet. I mezzi autorizzati anche se condotti a mano sono sempre a motore rimuovono e livellano la sabbia senza lasciar fare il corso alla natura. Poi si scopre che a Silvi nei pressi del torrente Cerrano dopo la mezzanotte entra in spiaggia un mezzo comunale di grosse dimensioni con conducente a bordo che pulisce le spiagge libere e la battigia senza diversificare il raccolto e lo butta nei pressi del torrente Cerrano. Ma da alcune foto abbiamo notato che residui di pulizia dell’arenile vengono accantonati vicino a dune selvagge. L’ISPRA non ha perso tempo a bocciare la draga vibrante perché incompatibile senza sperimentazione, quelle gomme che solcano la spiaggia sono compatibili con l’arenile? a quell’ora l’operatore che costeggia le dune riesce a vedere la presenza di un nido fratino? Senza parlare di altri esseri viventi che potrebbero popolare la battigia in orari notturni (vedi la caretta caretta Roseto). Aggiungiamo in oltre che per venire incontro alle esigenze economiche dei proprietari dei chalet questi possono iniziare a pulire, a far rumore, con i propri mezzi dopo il 15 maggio perché si ritiene che in quel periodo il Fratino abbia finito la cova ma non è cosi dato che abbiamo le prove di nidi esistenti e monitorati anche in giugno ma per accontentare gli operatori del settore si è accorciata la gestazione del fratino. Bisogna vedere se gli chalet, non solo sono ecocompatibili, ma anche se questi possono lucrare su un bene pagato dalla comunità quale è il parco torre del Cerrano.”

I due rappresentanti commentano anche “la piccola pesca artigianale.. che poi di artigianale non ha nulla in quanto sono diventati in alcuni casi dei veri allevamenti naturali a costo zero. Innanzitutto non ‘calano’ e non ‘salpano’ le attrezzature a mano ma usano un verricello idraulico (con olio in pressione). A noi è stato detto di tornare a pescare in modo manuale ma questi soggetti residenti possono invece usare un attrezzo meccanico quindi avere la possibilità di calare più nasse o più reti in quanto non hanno la fatica nelle braccia. In secondo luogo questi soggetti possono mettere l’intero ammontare della propria attrezzatura, consentita dalla legge, all’interno del perimetro del parco. Addirittura possono aumentare il quantitativo in base alle persone imbarcate. Considerando che i pescatori residenti non sono pochi fate voi un calcolo di quante nasse o reti o cestini possono essere messi dentro al parco, qui cade il concetto di riproduzione per far sì che operatori fuori al parco possano usufruire dei frutti di esso. L ‘ente parco dovrebbe consentire un prelievo limitato e una posa limitata per ogni soggetto economico. Inoltre questi soggetti finito il prodotto all’interno del parco possono spostare le proprie attrezzature fuori dai confini e questo crea una concorrenza sleale per chi non può mettere le reti dentro al parco. Ci è stato detto che in recenti riunioni tra ente gestore parco e piccola pesca si è parlato dell’allargamento delle maglie delle reti per limitare la cattura ma la piccola sommossa dei i pescatori locali ha fatto fare marcia indietro a chi consigliava questa pratica. Ennesima dimostrazione che quando un operatore locale alza la voce viene ascoltato.. chissà perchè? Abbiamo notato che sono state recintate delle zone di arenile meglio conosciute come dune con cartelli che chiedono di non camminare all’interno del recinto in quanto habitat di riproduzione del Fratino. Lodevole… ma non si capisce perchè alcune dune sono recintate e altre del tutto simili, identiche e vicine non sono recintate, non sono tutelate, forse non meritano di essere difese eppure il coccolato Fratino in quanto animale selvatico potrebbe fare il proprio nido in una duna non tutelata oppure fuori dalla duna, sperando che la ruspa non lo schiacci. Forse non sono recintate perchè molti usano queste dune come rimessaggio per le barche. Sia da diporto che piccola pesca. Come mai non si è perso tempo a rimuovere le vongolare e invece queste barche possono distruggere le dune? Ricordo che le dune sono uno dei 3 fondamenti per cui nasce questo parco (Antico porto, fratino e dune)”.

“Proprio il caso di un parco a metà tra legalità e autorizzazioni per rendere legale ciò che fa comodo per il quieto vivere tra gli operatori economici locali e il parco stesso”, concludono Di Mattia e Squeo.

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