Teramo, “Quel pasticciaccio brutto di via Gammarana…”

Una situazione intricata sulla quale il Comitato di quartiere della Gammarana vuole vederci chiaro. Dopo aver già segnalato nel 2011 e nel 2013 alcune anomalie riguardanti l’area dell’ex Villeroy, il Comitato torna oggi a riaffrontare la situazione, chiedendo delucidazione al sindaco di Teramo, al presidente del Tribunale e al giudice fallimentare.

La famosa area contesa è quella che, con una delibera del 1954, l’allora sindaco di Teramo donava a Potito Randi per la realizzazione del suo stabilimento, con la condizione che sul terreno sorgesse la fabbrica destinata all’attività industriale “ad uso perpetuo”. Ma in quella delibera comunale non si parla affatto di come tali aree siano potute diventare di proprietà dell’imprenditore e, nonostante il Comitato di quartiere della Gammarana abbia più volte sollecitato risposte in proposito, nessuno ancora ha fatto la dovuta chiarezza.

La questione è stata riportata in primo piano quando a gennaio scorso, con una nuova delibera comunale, si autorizzava la cessione di “frustoli stradali” al Tribunale di Teramo in cambio di alcuni terreni circostanti. In realtà, secondo i rappresentanti del Comitato di quartiere, carte alla mano, la perizia redatta dai Consulenti del Tribunale e richiesta dalla curatela fallimentare dopo il fallimento della Villeroy, includeva anche aree di proprietà del Comune. Inoltre, nonostante esistesse già una perizia fatta dal Ctu, il Comune di Teramo ha incaricato i suoi tecnici ad effettuarne una nuova, dalla quale emerge una netta disparità del valore del terreno.

“Quello che ci chiediamo”, spiega Alfonso Marcozzi, presidente del Comitato di quartiere, “è innanzi tutto come sia possibile che il Tribunale possa mettere in vendita terreni non propri. Inoltre visto che la perizia contiene errori nell’individuazione delle aree, ci chiediamo se sia stata pagata. Inoltre vogliamo sapere come è possibile che lo stesso terreno abbia una valutazione economica che per il Comune si aggira sugli 80 euro a metro quadro mentre per la Ctu si attesta sui 320 euro. Chi sbaglia, il Comune o il Tribunale? In qualunque caso errori e responsabilità devono essere pagati”.

Per Marcozzi, infine, appare strano che non ci sia stata una gara pubblica per la vendita dei terreni comunali ma solo uno scambio con il Tribunale, visto che alcuni propietari delle abitazioni situate proprio di fronte all’area avrebbero potuto essere interessati all’acquisto.

Domande, tante, che aspettano risposte.

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