Fallimento Sogesa, D’Amico: accuse infamanti, dirò tutto ai magistrati

Teramo. Luciano D’Amico passa al contrattacco. Non si è fatta attendere la risposta del rettore dell’Ateneo teramano, Luciano D’Amico, dopo la diffusione della notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati con l’accusa di bancarotta, insieme ad altre sette persone, per il fallimento della Sogesa, in qualità di ex presidente del Cirsu.

 

 

D’Amico, infatti, ha voluto precisare che questo atto “nasce non per iniziativa autonoma dell’Autorità Giudiziaria, bensì a seguito di una denuncia dell’attuale Presidente di Cirsu Angelo Di Matteo”. “Chiederò immediatamente, a mezzo dei miei legali”, ha scritto in una nota D’Amico, “di essere sentito dal Magistrato e consegnerò una memoria che chiarirà non solo la mia totale estraneità ai fatti, ma sarà utile per individuare le vere cause e responsabilità nel fallimento Sogesa”.

 

 

 

Per completezza aggiungo di aver già dato mandato ai miei legali di richiedere al Cirsu, al Di Matteo e a tutti coloro che stanno concorrendo in questa incresciosa vicenda, il risarcimento di tutti i danni derivanti dalla portata calunniosa delle gravi accuse ingiustamente rivoltemi”. L’esposto di Di Matteo, presentato nel 2014, puntava a fare chiarezza sui debiti accumulati dal 2007 al 2010 dal Consorzio per i rifiuti e sui danni patiti dagli impianti di Grasciano che, secondo Di Matteo ammonterebbero a circa 10 milioni di euro.

 

 

 

Una vicenda lunga e complessa fatta di debiti e di reclami che ha coinvolto vari soggetti prima del definitivo fallimento della Sogesa nel giugno 2012. Alla presentazione dell’esposto di Di Matteo, D’Amico aveva risposto ricordando come durante la sua gestione si fosse adoperato per trovare capitali freschi con una ricapitalizzazione di 2,5 milioni di euro.

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