Discarica Bussi: “Ancora ritardi per la bonifica”

Bussi sul Tirino. Sarebbero dovute partire il primo ottobre le operazioni di bonifica delle aree ex 2A e ex 2B di Bussi ma, come annunciato oggi dal consigliere regionale del Pd Antonio Blasioli, ci sarà un rinvio che potrebbe così allungare ulteriormente i tempi.

“Il cronoprogramma del Ministero delle Infrastrutture sulle aree ex 2A e ex 2B parlava di un avvio dei lavori di bonifica a partire da domani ma su quelle aree oggi non c’è nulla e ci dispiace ricordare che noi lo avevamo detto che c’era questo rischio perché ci sono ancora criticità per il progetto che riguarda quelle aree. Il progetto Decdeme – ha spiegato questa mattina in conferenza stampa Blasioli – che riguarda quelle aree è ancora sottoposto alla valutazione e validazione di un organo che è costato alla Regione Abruzzo 180mila euro. La valutazione che terminerà a giorni doveva terminare il 31 dicembre 2021. Poi ci sono una serie di passaggi tra cui la relazione di un progetto esecutivo e quindi si dovrà passare da un progetto definito ad uno eseguivo e questo porterà ad una serie di conferenze di servizi con il Ministero e poi anche l’esecutivo dovrà essere sottoposto ad una valutazione da parte di un organismo accreditato”.

“Abbiamo impiegato 8 mesi in più – aggiunge Blasioli – per il progetto definitivo e immaginiamo che occorrerà lo stesso tempo per il progetto esecutivo e se tutto andrà bene e non ci saranno criticità il progetto di bonifica potrà partire il 1 ottobre 2023 e non domani. Ma poi ci sono tutta una serie di dubbi che si potrebbero innescare e di criticità sull’iter di bonifica che chiediamo come Pd al presidente Marsilio di valutare con il nuovo Ministero e se ci sono provare a risolverli. Uno su tutti: il progetto Decdeme è un progetto a misura perché c’è un accordo di programma fra il Ministero e la Regione Abruzzo che prevede all’art. 4 che ogni fondo in più dei 39 milioni di euro che sono stati stanziati con la legge 10 per il Terremoto dell’Aquila e che riguarda proprio la bonifica del Sin di Bussi, ogni euro in più sarà a carico della Regione incidendo pesantemente”.

“L’appalto a misura potrebbe alla fine – ha concluso Antonio Blasioli – creare un paradosso che potrebbe portare allo stop della bonifica e anche al fatto che il territorio che paga l’inquinamento dovrà pagare anche la bonifica e questo è davvero un paradosso”.

IL REPORT DI EDISON

Dal canto suo, Edison – che opera sulle aree 2A e 2B Edison dal 2019 per l’attuazione di misure di prevenzione – fa sapere di aver “realizzato la copertura superficiale (capping) delle zone che non erano state precedentemente messe in sicurezza dai proprietari (Solvay Specialty Polymers prima e Comune di Bussi sul Tirino dal 2018) e il ripristino dei teli posti a copertura dell’area compresa tra gli ex magazzini Iprite e la centrale termoelettrica Edison, danneggiatisi a causa di eventi atmosferici. Il capping dell’intero sito è stato ultimato nell’aprile 2021”.

In una nota, l’azienda spiega che nell’aprile 2020 il Ministero dell’Ambiente (ora MiTe) ha chiesto a Edison di presentare un progetto operativo di bonifica per le discariche 2A e 2B e le aree limitrofe. “Nella seconda metà del 2020, Edison ha perciò proceduto alla redazione di un piano di indagini suddiviso in due fasi: la fase 0 (da attuare sulla discarica 2A, discarica 2B, area a nord della discarica 2A, area a sud della discarica 2B), da cui è scaturito il progetto operativo di bonifica di fase 0 presentato ad aprile 2021, e il piano di indagini di fase 1 (per le restanti aree). In seguito alla sentenza del Consiglio di Stato relativa alla gara di appalto aggiudicata a Dec Deme, Edison aveva manifestato l’intenzione di realizzare quanto già progettato sulle aree 2A, 2B e limitrofe. Il MiTe però, a luglio 2021, ha chiesto a Edison di proseguire nel percorso operativo per le sole aree non incluse nel progetto di bonifica redatto dal RTI Dec Deme. A questo punto si è reso dunque necessario armonizzare i due progetti, che presentavano significative interferenze di natura tecnica e gestionale: a gennaio di quest’anno Edison ha trasmesso un progetto di rimozione rifiuti di fase 0 rimodulato, relativo alle aree non oggetto degli interventi del RTI Dec Deme, mentre nel mese di marzo è stato avviato il piano di indagini di fase 1”.

“Allo stato attuale”, prosegue la nota, “Edison sta apportando alcune integrazioni richieste dal MiTe, su parere di Ispra e Arta, al progetto di rimozione dei rifiuti di fase 0 (con termine di invio il 14 ottobre) e sta predisponendo l’invio dei risultati delle indagini di fase 1, terminate in agosto. Per quanto riguarda le attività di messa in sicurezza delle acque sotterranee, a settembre 2020 è stato ripristinato e integrato l’impianto di pump & stock precedentemente installato da Solvay per l’emungimento e il trattamento delle acque di falda. Dall’avvio dell’impianto a fine giugno 2022, sono stati complessivamente smaltiti 3.856 metri cubi di acque emunte”.

“Inoltre, “sulla base dei risultati delle campagne di monitoraggio effettuate dal 2020, Edison ha aumentato il numero dei piezometri che fanno parte della rete di estrazione delle acque. E da gennaio 2022 ha incrementato la frequenza dei monitoraggi, per esercitare un miglior controllo degli effetti indotti dalle misure di prevenzione sulla qualità delle acque sotterranee. In risposta all’ordinanza della Provincia di Pescara ‘Sedimenti del fiume Tirino nel tratto da monte a valle delle aree 2A 2B e limitrofe in località Bussi sul Tirino’ Edison ha realizzato in agosto le attività propedeutiche agli interventi di caratterizzazione e rimozione dei sedimenti contaminati: gli interventi di sfalcio e pulizia delle sponde, i rilievi topografici delle rive e l’analisi dell’andamento del fondo del fiume, le indagini geofisiche finalizzate a individuare eventuali masse metalliche”.

“Il 15 settembre”, conclude la nota, “la società ha inviato al Ministero della Transizione ecologica una proposta di caratterizzazione dell’intero tratto di fiume oggetto dell’ordinanza e di rimozione in via prioritaria dei sedimenti nell’area del transetto T3 (il punto con la maggiore concentrazione di contaminanti secondo le prime analisi effettuate da Arta); e richiesto la convocazione di un Tavolo tecnico per condividere con gli enti coinvolti il percorso operativo”.

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