Grande Pescara, Spoltore al Tar contro il referendum

Pescara. La campagna referendaria per il sì alla fusione di Pescara, Montesilvano e Spoltore è appena cominciata, ma i dissidenti non si arrendono: pronto il ricorso al Tar.

Dopo la richiesta di rinvio della consultazione avanzata dal sindaco Luciano Di Lorito, al Governatore Gianni Chiodi e dopo la chiara posizione presa dal presidente del Consiglio comunale Lucio Matricciani sull’argomento, a Spoltore si consolida il “fronte del no”. Arriva all’esame del consiglio comunale la mozione firmata dai consiglieri Orazio D’Orazio (capogruppo Partito Democratico) e Francesca Sborgia (capogruppo Spoltore Democratica) che impegna il sindaco, previa acquisizione di parere legale competente, a promuovere un ricorso contro il decreto numero 12 del 18 febbraio 2014, che fissa al 25 maggio prossimo la data del referendum consultivo per l’istituzione del comune “La Nuova Pescara”. “Si impegnano, poi – recita il testo della mozione – il primo cittadino e il Consiglio comunale a chiedere l’annullamento della consultazione referendaria agli organi competenti e si impegnano il primo cittadino, la Giunta e il Consiglio comunale a promuovere iniziative su tutto il territorio di Spoltore per spiegare gli scenari che si andrebbero a delineare con una eventuale fusione, al fine di incentivare un’ampia e consapevole partecipazione dei cittadini al referendum e proponendo altre forme di amministrazione aggregata, anche in forma consortile, così da poter ridurre i costi e migliorare la qualità dei servizi”.

Ma il fronte si allarga ben oltre il Municipio spoltorese: un comitato, con tanto di pagina Facebook, si è costituito per il “No al referendum sulla grande Pescara”. I referenti, come si legge in un comunicato, “chiedono ai cittadini dei tre comuni di votare NO alla richiesta di unione dei tre comuni voluta esclusivamente dai poteri forti locali che fanno riferimento al settore dell’imprenditoria delle costruzioni. Una lobby talmente forte e trasversale che in consiglio regionale è addirittura riuscita a far modificare un articolo sul referendum regionale passato stranamente sotto silenzio dai promotori del Si, sempre attenti a pubblicizzare ogni sciocchezza a loro favore”.

Il nodo normativo, in effetti, non è di poco conto: “Ecco cosa è cambiato ad insaputa di un milione e duecentomila abruzzesi”, spiegano dal comitato, “è stato modificato l’articolo della legge che prevedeva la validità del referendum solo se avesse partecipato la maggioranza degli aventi diritto, sostituendolo con la frase ‘indipendentemente dal numero di elettori che ha partecipato'”. “Ciò significa”, comunica Gianluca Monaco, uno dei referenti, “che gli stessi promotori sanno che si tratta di una operazione gradita solo al palazzo: quando si cambiano le regole in corsa si ha paura di perdere ecco perché i lobbisti del mattone hanno fatto una sveltina legislativa tra i distratti consiglieri di maggioranza e minoranza”.

Dalla parte del “Si” ribatte Carlo Costantini, consigliere regionale promotore del referendum. “Strana idea di democrazia, quella che coltivano a Spoltore”, dichiara, “se si imbattono in qualcuno che avanza una proposta che non condividono risolvono alla radice il problema, privando l’elettore della possibilità di esprimersi con il voto. Si rassegnino, però, perché questa volta a decidere saranno direttamente i cittadini, non i politici”.
“Nel merito – spiega ancora Costantini – pur non riuscendo ad immaginare quali violazioni di legge giustificherebbero un ricorso al Tar, mi permetto di segnalare ai diretti interessati che i precedenti rinvenuti sono a loro sfavore, se non altro per la natura ‘consultiva’ del referendum. Dunque, risparmino i soldi del ricorso e, se intendono davvero servire la loro comunità – conclude – utilizzino le risorse risparmiate per informarla e renderla il più possibile consapevole dell’importanza di questo appuntamento”.

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