Pescara, decreto sviluppo contro Pp2: riviera sud a rischio cemento

pp2Pescara. Il decreto sviluppo cozza con il Piano Particolareggiato 2 e ‘vanifica’ lo strumento urbanistico studiato dall’amministrazione comunale. Con gli uffici del comune che autorizzano i privati a costruire dove è stata pensata una riqualificazione pubblica, l’opposizione chiede le dimissioni dell’assessore Antontelli.

Il Pp2, strumento urbanistico frutto di mesi di battaglie e anni di attesa aveva posto i parametri per la riqualificazione della zona all’imbocco della riviera sud. Ex stabilimenti Di Properzio ed ex Cofa sostituiti da edifici e aree di interesse pubblico. Uno stop alla cementificazione selvaggia tanto voluto dal centrosinistra e pianificato con il progetto concluso sotto l’egida della giunta Albore Mascia.

Meno palazzi e più servizi, meno condomini e più parcheggi, in una zona che soffre già di sovraffollamento edilizio. Ma dopo 6 anni di travaglio, l’intervento partorito rischia di essere vanificato dal Decreto Sviluppo. La legge 70/2011, resa esecutiva dal governo Monti, prevede  che dopo 120 giorni dalla sua entrata in vigore, in assenza di specifiche leggi regionali, i costruttori possono chiedere alle amministrazioni comunali l’autorizzazione a costruire usufruendo di premialità volumetriche del 20%, ovvero di poter costruire nuovi edifici più grandi al posto di vecchi che vengono demoliti.

E’ il caso della società Pescara Porto, in capo agli imprenditori Mammarella e Milia, che hanno ottenuto dal dirigente D’Aurelio del settore Gestione del territorio una direttiva che autorizza un progetto sul lungomare su un area di circa 1 ettaro. La questione, quindi, si dibatte sull’interpretazione del decreto in deroga al Pp2. Per Maurizio Acerbo, consigliere di Rifondazione Comunista, “da un’attenta lettura del Decreto Sviluppo emerge che la norma è rivolta ad interventi su singoli edifici in un contesto urbanistico definito da uno strumento di pianificazione generale o di pianificazione attuativa. Quindi la deroga riguarda l’incremento di volumetria, nel caso di demolizione e ricostruzione, oltre quei parametri edilizi quali l’altezza e la distanza, ma resta fermo il rispetto degli standard urbanistici. Quando l’intervento interessa più edifici e aree non si tratta di un intervento edilizio ma urbanistico e non si capisce come si possa applicare il Decreto Sviluppo”. Concorde con lui il capogruppo Pd in consiglio comunale Moreno Di Pietrantonio: “E’ escludersi che si possa applicare la premialità del 20 per cento di volumetria a un piano attuativo approvato come il Pp2 che non prevede varianti urbanistiche come accade in questo caso, un intervento questo di circa un ettaro dove vengono meno gli standard urbanistici: aree di cessione e opere di urbanizzazione da parte del privato”.

La presunta vanificazione dello strumento urbanistico, peraltro, renderebbe nullo anche il lavoro di pianificazione e redazione del progetto costato al comune 40mila euro. “Il Comune di Pescara poteva sospendere ogni determinazione in attesa di chiarimenti e di evoluzioni del Pp2, ma non l’ha fatto, perché?”, chiede Di Pietrantonio, che come Acerbo accolla le responsabilità al sindaco Mascia e all’assessore alla Gestione del Territorio Marcello Antonelli: “La questione dovrebbe tornare i consiglio comunale”, aggiunge il capo gruppo Pdl, che in coro con Acerbo afferma: “Prima che faccia altri danni, Antonelli si dimetta”.

 

Antonelli: la giunta non ha voce in capitolo. La difesa dell’assessore Antonelli passa dall’esposizione del contenuto del decreto, confermando la legittimità dell’atto della società costruttrice: “Gli organi del comune sulla questione in oggetto non hanno voce in capitolo”, afferma, “essendo, il rilascio del permesso a costruire, disciplinato dal Dpr 380 del 2001 che affida la competenza in materia in capo al Dirigente del settore Gestione del Territorio. La giunta comunale ha fatto tutto ciò che era nel proprio potere per tentare di ricondurre sotto una pianificazione ordinata lo sviluppo della riviera sud, ossia ha adottato il Piano Particolareggiato 2 che la città ha atteso per vent’anni. La società si è avvalsa di una legge dello Stato che, in assenza di un’ulteriore norma della Regione, gli ha permesso di intervenire”.

Ma il timore dell’opposizione è che i palazzinari pescaresi si gettino a breve in municipio per richiedere, forti del decreto, di costruire ‘senza freni’ anche laddove il comune ha posto dei vincoli. È il caso del progetto che la  società The Town di D’Andrea e Olivieri ha in serbo all’interno del Piano di recupero di via Carducci, dove sono previsti standar di riqualificazioni come una piazza pubblica e le urbanizzazioni in proseguimento di via Ariosto: “In caso anche questo permesso venga concesso caso sono più sereno”, aggiunge Maurizio Acerbo, “perché c’è già un buon numero di residenti allertati e pronti a un ricorso al Tar e a un esposto alla magistratura che avranno tutta la collaborazione di Rifondazione”.

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