Bussi sul Tirino, bonifica e reindustrializzazione: le perplessità di ambientalisti e Sel

Bussi sul Tirino. Si avvicina la data di sottoscrizione dell’Accordo di programma che propone la possibile acquisizione da parte del Comune dell’area da bonificare.

Una riunione sull’argomento si terrà in Regione lunedì 23 maggio e l’accordo stipulato coinvolge, oltre al Comune, guidato da Salvatore La Gatta, anche la Regione Abruzzo, Provincia di Pescara, Solvay Spa e Unichimica Uniholding Spa, con la supervisione del Ministero all’Ambiente.

La bonifica prevista dall’Accordo di programma, stando a quanto si legge sul sito del Comune di Bussi che annuncia la riunione di lunedì, prevede progetti di ‘reindiustrializzazione e sviluppo economico dell’area’ e le associazioni ambientaliste, unitamente a Daniele Licheri e Tommaso Di Febo, rispettivamente coordinatore provinciale e regionale Sel-Si, sollevano perplessità a riguardo:

perplessità sui costi di quest’azione di bonifica e reindustrializzazione: “Chi sarà a pagare la bonifica di Bussi?” chiedono le associazioni con una nota stampa; poi, viene affrontata la questione dal punto di vista strettamente politico:

“Troviamo gravissimo il silenzio di Rifondazione Comunista e soprattutto di Maurizio Acerbo, che con grande precisione e puntualità mette la faccia per denunciare soprusi ambientali e sociali da parte di amministrazioni comunali a colore centrosinistra”, hanno comunicato Licheri e Di Febo.

Sulla questione ambientale, le aree da bonificare sono quelle denominate 2A e 2B e secondo le associazioni ambientaliste l’intervento sarebbe una “tombatura”, poiché “non risolve il problema della discarica Tremonti e dell’area industriale che continuano ad inquinare”.

“Il timore è che si stia andando verso una direzione che rischia di scaricare i costi veri della bonifica sui cittadini, contravvenendo al buon senso e alla direttiva comunitaria che istituisce un quadro di responsabilità ambientale basato sul principio ‘chi inquina paga’ per prevenire e riparare i danni ambientali”.

A proposito di danni ambientali, è al vaglio della Commissione Europea la questione che riguarda la responsabilità sulla vigilanza e tutela delle acque: soltanto poche settimane fa il portavoce eurodeputata M5S al Parlamento Europeo, Daniela Aiuto, aveva sottoposto l’interrogazione ai componenti della Commissione, chiedendo se fosse il caso di aprire una procedura di infrazione contro l’Italia per violazione del diritto comunitario.

In particolare, Aiuto fa riferimento alle direttive europee sulla qualità delle acque (Ue 2000/60/Ce), e sulla protezione delle stesse acque (2006/118/Ce), nonché le direttive sui rifiuti e la direttiva 2003/4/Ce sull’accesso del pubblico alle informazioni ambientali, che consente di capire a che punto sono i monitoraggi in corso.

Sull’accordo di programma, le associazioni ambientaliste intervenute, oltre ad esprimere dubbi sulla ricaduta dei costi, aggiungono “In particolare si chiede al Ministero, Regione e Comune di Bussi di valutare con attenzione i contenuti dell’accordo in esame e di scongiurare azioni che possano ripercuotersi negativamente sul futuro di questo territorio, già gravemente compromesso. Se davvero si vuole discutere di una sana re-industrializzazione, bisogna anche rendere il percorso di questo accordo di programma trasparente e partecipato al fine meglio garantire l’interesse generale”.

“Una ipotesi, come da più parti ventilata, che preveda il trasferimento della proprietà delle aree inquinate in capo al comune di Bussi al fine di agevolare una potenziale re-industrializzazione, non solo è un’operazione insensata ma sicuramente è un operazione non necessaria”, hanno proseguito le associazioni, precisamente: Arci, Bussi ci riguarda, Ecoistituto Abruzzo, Italia Nostra, Legambiente, Lipu Marevivo, Mila Donnambiente, Pro Natura e Wwf.

Sulla stessa scia anche Licheri e Di Febo, che pongono l’accento su quella che definiscono “grande superficialità” del sindaco la Gatta:

“L’acquisizione da parte dell’Amministrazione comunale delle aree inquinate e non ancora bonificate, in assenza di concrete garanzie, esporrebbe la Comunità a gravi rischi, tanto che su oltre 50 siti di interesse nazionale, nessuno di questi è stato acquisito da un ente pubblico. Non esistono all’oggi garanzie su tale acquisizione e non è un caso che il Ministero dell’Ambiente continui a respingere una tale anomalia”.

“Inutile che il Sindaco si agiti: non esistono complotti ma solo atti illegittimi e grande superficialità”.
Riguardo ai progetti di reindustrializzazione, i coordinatori chiariscono:

“Sel – Si non è assolutamente contrario alla re-industrializzazione del sito industriale di Bussi, anzi; ma noi non vogliamo illudere i cittadini di Bussi con dichiarazioni roboanti: a tutt’oggi nei fatti, non vediamo un piano industriale credibile che possa garantire piena occupazione ai lavoratori che dovrebbero passare da Solway ad un nuovo acquirente dell’area”.

Sulla questione interviene anche Mario Mazzocca, sottosegretario alla presidenza regionale con delega all’Ambiente:

in particolare, il sottosegretario chiarisce alcune affermazioni giunte riguardo alla sua posizione sulla vicenda: “Ho già dato pieno mandato ai miei legali di tutelare la mia figura in tutte le sedi opportune dalle falsità riportate oggi da alcuni organi di informazione ed attribuite al sindaco di Bussi, Salvatore La Gatta, che, se confermate, sarebbero di una gravità inaudita e saranno poste all’attenzione dei competenti organi giudiziari”.

Nella nota stampa di Licheri e Di Febo, infatti, viene citato anche il sottosegretario: “Fa bene Mazzocca a sottolineare le sue perplessità al presidente della Regione per cercare di dare un proprio contributo costruttivo alla soluzione del problema, e conseguentemente di non avvalorare una situazione a nostro avviso molto grave”.

Mazzocca specifica:

“Precisamente, nella mia suintestata qualità non ho inviato lettera alcuna a chicchessia, ma ho costantemente lavorato per contribuire alla soluzione dei problemi. Tanto in passato quanto nel presente. Così ho operato anche in tale frangente, interessato all’uopo dal presidente D’Alfonso, per dare il mio contributo nella definizione dell’accordo ed al quale ho fornito una serie di considerazioni e valutazioni oggettive, sia nel merito che nella sostanza del citato atto, proprio al fine di definirne compiutamente tutti i contenuti”.

“E se sono state sollevate talune perplessità”, ha proseguito il sottosegretario, “ciò è avvenuto a tempo debito, ovvero due settimane or sono circa (non due giorni fa), direttamente ed esclusivamente al Presidente D’Alfonso. Sulle stesse si è continuato, insieme ai preposti uffici regionali, a lavorare alacremente e costantemente nella direzione del superamento delle problematiche, anche solo potenzialmente rilevanti, nell’intento di correggere alcune incongruenze ‘che, se meglio e puntualmente declinate’ avrebbero contribuito ‘ad evitare possibili fraintendimenti e quindi ipotetici e non augurabili ulteriori ritardi’”.

“Tant’è che lo stesso Presidente D’Alfonso, per la data di lunedì 23 maggio p.v., ha opportunamente convocato una riunione (non una ‘Conferenza dei Servizi’) ‘al fine di agevolare ed accelerare i processi decisori relativi all’accordo da sottoscrivere’; l’occasione, dunque, non è (non è mai stata) finalizzata alla immediata materiale stipula dell’atto”.

“A conferma di ciò, giunge la nota della Direzione Generale del Ministero dell’Ambiente che, nel comunicare la sua partecipazione a mezzo di video-conferenza, ci informa circa il permanere di alcune criticità: ci comunica, fra l’altro ed a titolo di esempio, come ‘il trasferimento a titolo gratuito delle aree di proprietà Solvay (ricadenti nel SIN, ma non solo …) al Comune di Bussi sul Tirino e/o a società di trasformazione urbana promossa dallo stesso Ente – con conseguente assunzione di responsabilità da parte del Comune’ sia ‘poco sostenibile e non valutata all’interno dell’Accordo'”.

“Inoltre, il Ministero sostiene come non emerga ‘con chiarezza chi eseguirà gli interventi di messa in sicurezza operativa nell’area ex Medavox’ e che, in ordine alla ‘cessione a prezzo di mercato del diritto reale di superficie sugli impianti, immobili e beni aziendali al gruppo Uniholding-Unichimica’, risulterebbero ‘quanto meno dubbi i presupposti dell’accordo … senza che, ad oggi, i potenziali sottoscrittori abbiano avuto contezza di un atto di compravendita tra Solvay e Unichimica-Uniholding SpA'”.

“Ritengo che le questioni sollevate dal Ministero, in larga parte derivanti dall’applicazione della vigente normativa, siano risolvibili con un ulteriore sforzo da parte di tutti gli attori in campo”.

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