Spoltore verso i referendum costituzionali: nasce il Comitato per il ‘No’

Spoltore. Nasce il comitato per il ‘No’ al referendum costituzionale, che sarà sottoposto agli italiani il prossimo autunno.

A differenza degli altri, nel referendum costituzionale non è previsto il raggiungimento di un ‘quorum’: vince la maggioranza di ‘Si’ o ‘No’ espressi e il quesito si basa sul testo di legge presentato da Boschi e approvato alla Camera, incentrato sulla riforma di quella parte di Costituzione che definisce il potere decisionale di Senato, Camera e autonomia delle Regioni:

il ddl Boschi, in sostanza, prevede la riduzione dei poteri del Senato, che potrà legiferare solo su riforme costituzionali, godendo però dell’immunità; un rafforzamento della sfera decisionale della Camera; il federalismo, ossia la riduzione delle competenze decisionali delle Regioni in favore dello Stato.

Il comitato Coordinamento Democrazia Costituzionale appena costituito si propone “con l’obiettivo di difendere e valorizzare i principi della democrazia della nostra Costituzione nata dalla Resistenza, operando per attivare l’opinione pubblica, largamente inconsapevole del significato e dei contenuti del processo di riforme istituzionali in atto, e per promuovere un dibattito politico che consenta la partecipazione di tutti i cittadini e faccia avanzare la consapevolezza della posta in gioco per gli anni futuri”.

Tra i promotori Enio Rosini, già vicesindaco del comune di Spoltore; i consiglieri comunali Francesco Zampacorta e Roberto D’Intino, Gabriele Scurti, Abramo Damiano, Agostino Karaci, Ernesto Partenza, ex assessore comunale e Stefano Burrani. Il comitato locale ha scelto Remo Lanci come coordinatore e Luciano Troiano come portavoce.

“Nel nostro paese sono in cantiere profonde modifiche dell’assetto politico-istituzionale, perseguite dall’attuale governo attraverso una vasta revisione della Costituzione ed una nuova legge elettorale destinate, purtroppo, ad incidere negativamente sulla qualità della democrazia e sui diritti dei cittadini”, hanno sostenuto i promotori. “Ciò avviene ridimensionando la centralità del suffragio diretto e del Parlamento, quale istituzione rappresentativa della sovranità popolare, alterando le garanzie del bilanciamento dei poteri e realizzando una inusitata concentrazione di poteri nelle mani dell’Esecutivo espresso da un unico partito e in particolare esaltando il ruolo dominante del Presidente del Consiglio, nel quadro di un generale soffocamento delle autonomie regionali e locali”.

“E’ inaccettabile che iniziative come queste, che incidono tanto profondamente sulla democrazia costituzionale avvengano imponendo al Parlamento una marcia a tappe forzate strozzando il confronto politico. Ed è intollerabile che la Costituzione sia riscritta da un Parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale, senza sentire l’esigenza, almeno, di un largo e democratico confronto preventivo”.

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