Pescara, area di risulta: minaccia cemento

 

arearisulta_pescaraPescara. Jessica, il programma europeo di finanziamento per le opere di trasformazione urbana presentato meno di un mese fa dal Presidente della Regione Gianni Chiodi, comprenderà anche la rimodulazione dell’area di risulta: a dirlo è stato recentemente proprio Chiodi, annunciando un progetto da 107milioni. Ma non lo ha detto all’amministrazione comunale di Pescara, o quantomeno all’opposizione, Pd in testa, che oggi alza la protesta: “Dell’area di risulta se ne occupi Pescara, non la Regione”.

“Gli interventi strategici di cui necessita Pescara non sono mai stati nell’interesse della Regione: nel porto si può entrare con il trattore e il dragaggio non si fa, l’ex Cofa non ha bisogno di bonifica e serve solo alla Carpineta per sparare a zero su tutti, Pescara non sembra far parte dell’Abruzzo”. Moreno Di Pietrantonio apre così, polemicamente, una conferenza stampa indetta dal Pd stamane, attaccando subito Chiodi: “solo a mezzo stampa siamo venuti a sapere che la Regione ha in cantiere un progetto già presentato in sede Europea, a valere sul Fondo Jessica, per la riqualificazione di una delle aree strategiche della città, senza che di ciò si sia parlato né in Consiglio comunale né nelle commissioni competenti”.
Andando oltre gli scavalcamenti, e le polemiche prettamente politiche, la denuncia del Pd colpisce il fatto al suo nucleo operativo: la futura destinazione dell’area di risulta. Due sono i vincoli che la questione deve affrontare e superare. Il primo è quello ambientale che verte sull’area di parcheggio più grande di Pescara. Il contratto (da 12miliaro e mezzo di lire) di acquisizione dell’area, stipulato il 23 luglio 2001 tra Comune e Ferrovie dello Stato prevede, infatti, che per dieci anni una destinazione d’uso vincolata per l’80% a verde pubblico e per il restante 20% a parcheggi e servizi. Vincolo che scadrà il prossimo 23 luglio, cementato intanto dal Piano Regolatore.
Il secondo vincolo è di natura economica e riguarda la condizioni fissate per l’erogazione del Fondo Jessica. “Dei 107milioni di euro del progetto in questione”, prosegue il capogruppo Pd, “il 50% verrebbe erogato da Regione e Banca europea degli investimenti, mentre il restante 50% è a disposizione di investimenti privati. Condizione essenziale di accesso alla misura è che le iniziative progettuali proposte siano produttive di utili reali, in modo che si ricostituisca un fondo entro dieci anni per finanziare altri interventi di trasformazione urbana”. Fin qui tutto chiaro: Regione e Bei mettono una metà, i privati un’altra metà e dai ricavi in dieci anni si recupera la cifra stanziata dal settore pubblico per innescare altri progetti. Il Pd, però, si fa due conti, dinanzi ad una cifra superiore ai 100milioni: “L’idea annunciata da Chiodi dovrebbe garantire a regime un utile medio annuo di circa 10milioni di euro, così da poter entro dieci anni ricostituirsi l’intero fondo necessario per l’investimento”, commenta Di Pietrantonio.
Da qui nasce la minaccia: grande la somma in ballo, grandi gli investitori che verrebbero chiamati a ballare, se si pensa che attualmente l’area di risulta frutta, con i parcheggi, circa 3milioni di euro, di cui la metà soltanto entra nelle casse comunali, difficile resta pensare che non avvenga una completa trasformazione del comparto, e che il vincolo ambientale venga risparmiato dalla “minaccia di una ennesima colata di cemento”. Difficile anche rintracciare, se non in una grande opera di edilizia, un’iniziativa tanto fruttuosa. “Siamo molto curiosi di conoscere quali iniziative sono state inserite nel progetto del Presidente Chiodi tali da consentire la produzione di un utile annuo sufficiente a rispettare i parametri di Jessica. A meno che si sta ragionano alla Regione come se i vincoli del contratto di acquisto fossero già scaduti e come l’attuale amministrazione abbia già manifestato di cambiare la destinazione d’uso delle aree destinando, magari, una congrua parte ad iniziative imprenditoriali altamente remunerative”, dichiara Di Pietrantonio allargando il tiro anche alla Giunta Mascia.
Scaduto il termine del 23 luglio, il Consiglio comunale potrebbe, infatti, modificare il Piano Regolatore ed eliminare quell’obbligo dell’80% di verde sull’area di risulta. “Vogliono superare il termine di luglio per avere maggiori margini di movimento”, spiega il consigliere Marco Alessandrini, “abbattendo un vincolo verde che migliora la qualità della vita urbana: meno inquinamento significa più salute pubblica e meno spese per la sanità”.
“Di questo vorremmo discutere nelle giuste sedi del Consiglio comunale e delle commissioni, aperti ad un confronto costruttivo progettuale e finanziario, per decidere sul futuro di un area strategica della città. Per questo il sindaco restituisca immediatamente la discussione in modo esclusivo alle decisioni del Palazzo di Citta”, conclude secco Di Pietrantonio.

Il “contrattacco” di Mascia

Il sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia non perde un attimo per rispondere all’odierna conferenza stampa del Pd sulle aree di risulta.
“Ormai il Pd sta vivendo un incubo – ha detto il sindaco Albore Mascia – che spinge i consiglieri comunali a vedere il fantasma della Regione su ogni atto amministrativo che riguarda la nostra città. Prima è stata la volta dell’ex Cofa, oggi delle aree di risulta, sulle quali addirittura il Pd vede un disegno machiavellico del governo regionale per mutare la destinazione delle aree tese alla loro cementificazione. L’amministrazione comunale di centro-destra ha idee ben chiare relativamente allo sviluppo di quei 13 ettari sui quali già qualche anno fa siamo riusciti a sventare un ‘golpe’ architettato dal precedente governo di centro-sinistra. Sulle aree di risulta nascerà uno spazio verde, sorgerà il futuro Teatro monumentale, uno spazio di cultura aperto alla città, ma anche un’opera d’arte da ammirare, segno distintivo e caratteristico del territorio. E la nostra sarà l’amministrazione che effettuerà la posa della prima pietra di quell’opera d’arte. E poi su quei 13 ettari ci saranno i parcheggi a servizio della città, sfruttando quel grande polmone, quella naturale valvola di sfogo funzionale all’intero territorio. Chiediamo a questo punto all’ex capogruppo del Pd di fornire atti e prove capaci di documentare un’affermazione tanto sicura e perentoria, che invece sicuramente rappresenterà l’ennesimo buco dell’acqua per la nostra opposizione”.

Daniele Galli

 

 

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