Pescara, si dimette Alessandrini, capogruppo del PD

alessandriniPescara. Solo poco più di un anno fa il Pd pescarese voltava pagina presentando la candidatura a sindaco di Marco Alessandrini, l’avvocato si inseriva in un partito già assai discusso e scosso dalle ultime vicende che stavano investendo il sindaco di centro-sinistra uscente, Luciano D’Alfonso. Lo scandalo tangenti non lasciava ampio margine ad una nuova figura che si proponeva di rinnovare la città. I risultati delle elezioni confermavano appieno le previsioni, vittoria schiacciante al primo turno per il candidato di centro-destra, Luigi Albore Mascia. La città cambiava rotta, dopo 2 mandati per il centro-sinistra la Pescara D’Annunziana tornava vertiginosamente a destra. Ed oggi, dopo soli 12 mesi di rappresentanza a capo del partito, Alessandrini non ci sta’ più a tenere le fila di un gruppo frammentato dall’interno, in cui le polemiche sono giornaliere, dove in ogni istante gli accordi sembrano mancare.

Dimissioni in un Pd frammentato

Quattro correnti sembrerebbero farsi avanti, con quali idee? Una politica di squadra che sembrerebbe vacare, le redini tenute da troppe persone che non conducono ad un’unione: D’Ambrosio-Dipetrantonio, De Dominicis-D’Angelo sulla scia di D’Alfonso, Castricone e Dimatteo, quanti nomi che vanno solo a generare una grande divisione interna, portando a ben poco.
Ed il capogruppo non può che annunciare così le dimissioni impellenti, un congedo che arriva puntuale dopo le ultime polemiche generate dal consigliere comunale Pd Antonio Blasioli, che per far fronte alla crisi che il partito sembra attraversare aveva scritto una missiva al segretario generale, Pierluigi Bersani, in cui lamentava la lontananza della rappresentanza romana dal pd pescarese. “Un sostegno mancato in seguito alle vicende giudiziarie, quasi un imbarazzo”, questo quanto Blasioli dichiarava. Quel sostegno che sembrerebbe esser venuto meno proprio ad Alessandrini. Neanche l’incontro avuto a Roma, nei giorni scorsi, con il parlamentare Angelo Orlando , responsabile della giustizia non lo ha convinto a tornare sui suoi passi: “nell’incontro ho chiesto anch’io una presenza maggiore del partito e mi hanno detto che verranno a Pescara il prima possibile”, dice Alessandrini, ma il suo lavoro sembrerebbe essere giunto ormai al capolinea.

Le motivazioni di Alessandrini
Per evitare ulteriori stappi, Alessandrini giustifica il passo con un lavoro che gli richiederebbe un impegno troppo grande, soprattutto ora che il partito gli ha affidato anche l’incarico di responsabile giustizia e legalità: “non posso più ricoprire l’incarico di capogruppo perché ho troppi impegni. Ho deciso di lasciare più spazio a chi ha meno impegni di me”. Entro l’estate  il Pd sarà costretto dunque, a cercarsi un degno sostituto. I nomi non tardano a venire, la corsa alla successione è appetibile più che mai.

Il nuovo capogruppo

Chi raccoglierà il testimone di Alessandrini come capogruppo del Pd? La rosa dei nomi, ovviamente, è ristretta tra i consiglieri eletti. Ed in testa spunterebbero candidature di veterani Pd: in pole position Moreno Di Pietrantonio, anche se molti consiglieri non sembrerebbero condividere la decisione, a conferma della frammentata situazione interna al partito. Si fa largo così anche il nome dell’ex vicesindaco nella giunta D’Alfonso, Camillo D’Angelo. “Quanto più conta però è che il mio successore, -dice il quasi-ex capogruppo- possieda tre requisiti fondamentali che portino ad un rinnovamento: passione, interesse e disponibilità”.
In attesa che a giugno Pescara accolga parlamentari ed europarlamentari Pd, come recentemente annunciato dal segretario cittadino Castricone, la riorganizzazione non sembra poter più aspettare.

Monica Coletti

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