Pescara, polemiche sulla fogna in mare:”Il sindaco sapeva e non ha emesso divieti”

Pescara. Si e’ svolta stamattina la Commissione Ambiente del Comune di Pescara in seduta congiunta con la commissione Controllo e Garanzia, per trattare il “giallo” della balneabilita’ del tratto di mare antistanti via Balilla dopo lo sversamento in mare dei liquami della fogna di via Raiale.

Oltre ai due presidenti, alla seduta erano presenti in qualita’ di relatori il direttore tecnico dell’Aca Lorenzo Livello, il direttore tecnico dell’Arta Gianni Damiani, il dottor Giustino Parruti, direttore dell’Unita’ di Infettivologia dell’Ospedale civile di Pescara e il sindaco Marco Alessandrini. L’Aca ha chiarito la situazione relativa alla condotta di via Raiale e le operazioni sia di ripristino della stessa, che di intervento preventivo con la procedura disinfettante direttamente sullo scarico e non sul fiume, operata in virtu’ di un protocollo Arta e delle normative di riferimento. “Durante i lavori – si legge in una nota diffusa dall’ufficio stampa del Comune – l’Arta ha sottolineato l’affidabilita’ delle analisi, chiarendo procedure e tempi di rilevamento ed ha annunciato anche l’esito degli ultimi prelievi operati nel tratto critico di via Balilla lo scorso 5 agosto (l’unico ad avere avuto problemi rispetto al resto del litorale cittadino), che hanno sancito valori nella norma per quanto attiene la balneabilita’”

. Il sindaco ha ripercorso la cronistoria della balneabilita’ da maggio in poi, compresi gli ultimi provvedimenti, sottolineando la “necessita’ di non generare paure non confortate da riscontri statistici certi e affidabili, al fine di non nuocere alla comunita’ tutta e all’immagine cittadina, fermo restando il valore dell’incolumita’ pubblica come assoluto rispetto agli altri”. Il dottor Parruti, primario del reparto di Infettivologia e nome autorevole del settore, ha riferito sui dati in arrivo al reparto da lui diretto dai reparti di Pronto Soccorso, Pediatria e Dermatologia dell’ospedale civile, “dati da cui – prosegue la nota del Comune – non si rileva alcun aumento della casistica dermatologica o di altra natura a fronte dei giorni critici per la balneabilita’. Il professore, dalla comparazione con i dati degli anni precedenti, ha tenuto a sottolineare che i ricoveri risultano sorprendentemente diminuiti e che non sono correlabili agli allarmi circolati nei giorni scorsi”.

Per nulla soddisfatti i Consiglieri comunali di Forza Italia Marcello Antonelli, Vincenzo D’Incecco e Fabrizio Rapposelli: “L’Aca ha comunicato al Comune dell’incidente la sera del 28 luglio – dicono dopo la commissione-  evidenziando che 2.000 mc/l’ora di liquami finivano nel nostro mare. La stessa azienda ha provveduto alla riparazione della conduttura conclusasi alle ore 17 del 29 luglio, questo vuol dire che nell’Adriatico sono arrivati 25.000 mc di liquami. Il sindaco e l’amministrazione comunale, prima di prendere un qualsiasi provvedimento, dimostrando un’assoluta mancanza di buon senso, hanno atteso di conoscere i risultati delle analisi dell’Arta effettuate il 29 luglio e il cui esito è stato comunicato al Comune 48 ore dopo (il 31 luglio). Chiaramente gli esiti degli esami hanno certificato la non balneabilità delle acque e solo allora Alessandrini si è deciso ad emettere un’ordinanza ma intanto siamo arrivati al 1 agosto e tutti quei cittadini che hanno fatto il bagno in una mare inquinato dal 29 luglio non avevano ricevuto nessun tipo di comunicazione o avvertimento come logica avrebbe voluto”.

“Quanto accaduto – evidenziano i Consiglieri di Forza Italia – non fa altro che certificare l’inadeguatezza di questa amministrazione comunale che in attesa di ricevere i risultati ufficiali dell’Arta ha ben pensato di non prendere provvedimenti, non emettere nessuna ordinanza preventiva e nemmeno fornire una benché minima comunicazione ai pescaresi per spiegare cosa stava accadendo. Di fronte a un fatto straordinario era necessaria un’azione amministrativa straordinaria che certo non ci si poteva attendere dalla Giunta Alessandrini che di contro si è messa in luce per l’incapacità di tutelare la propria cittadinanza”.

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