Pescara, la firma di un dirigente comunale per la variante al cimitero: invocata l’Anticorruzione

Pescara. L’appalto per l’ampliamento del cimitero di Colle Madonna finisce all’attenzione dell’Autorità nazionale anticorruzione: la commissione Controllo e Garanzia del Comune ha inviato alcune interrogazioni all’Anac per chiarire come un dirigente abbia potuto dare l’impegno dell’amministrazione alla variante al Prg tanto contestata nei lavori per i nuovi loculi.

Risale al 2006 la stipula di un project financing da parte del Comune, legato all’appalto da 1,6 milioni per l’ampliamento e la gestione del cimitero. Partecipò al bando un’unica Ati, elemento che portò già allora la Procura di Pescara a indagare. Ma l’elemento principale dell’intera vicenda è una variante al piano regolatore generale inclusa nell’appalto per concedere la costruzione di nuovi loculi su terreni vincolati ad altro uso. Un dettaglio non irrilevante, una variante contestatissima che ha finora bloccato i lavori, portando peraltro il Comune a prorogare l’attuale gestione del camposanto: la società Fidia è concessionaria fino al prossimo 31 marzo.

Nel frattempo, dopo quasi un decennio, a ottobre scorso il consiglio comunale è stato chiamato a votare e ha approvato preliminarmente la variante al Prg. Ora, dopo il periodo concesso per eventuali osservazioni, la variante si appresta ad essere riproposta al voto, ma la commissione consiliare presieduta dal consigliere Carlo Masci (Pescara Futura) scopre che in quel finanziamento stipulato con l’Ati, in sede di appalto, tra gli atti che parlano della variante da applicare, c’è la firma dell’allora dirigente del settore Luciana Di Nino e un impegno della Giunta D’Alfonso a deliberare quella variante entro il 31 dicembre 2007.

“Ma l’approvazione di una variante al Prg è di competenza solo del consiglio comunale”, afferma Masci, “non può essere deliberata dalla Giunta e tantomeno può essere competenza di un dirigente”. Questo, quindi, il primo quesito che viene girato all’autorità nazionale che ha il compito di vigilare sugli appalti pubblici; seppur molta più paura fanno le conseguenze. Regolare o meno, quell’impegno è stato inserito in un accordo finanziario, il project financing, che impegna il Comune con un’azienda vincolata a un appalto e alla relativa spesa da 1,6 milioni di euro. Se l’Anac dovesse, quindi, confermare i dubbi e togliere ogni valore alla variante? Oppure, come si chiede il consigliere di Forza Italia Vincenzo D’Incecco, “se, in sede di approvazione definitiva, il consiglio comunale dovesse votare contro la variante, il project financing perderebbe di valore e l’appalto verrebbe annullato?”.

In sostanza, ora sono in tanti a sentirsi addosso la responsabilità di mettere il Comune, già in forte debito economico, davanti all’ipotesi di dover pagare una penale milionaria. Intanto, il gruppo del M5S ha già presentato esposti alla Procura e alla Corte dei Conti “per chiedere la verifica ai magistrati della correttezza e della condotta avuta dall’Amministrazione Alessandrini”, riferisce la consigliera Erika Alessandrini.

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