Penne, presentazione del nuovo libro di Donatella Di Pietrantonio

Penne. Dal suo libro di esordio sono passati già sei anni, ma sembra che il successo di Donatella Di Pietrantonio sia destinato ad aumentare sempre di più. Nel 2011, infatti, con “Mia madre è un fiume” la scrittrice di origini arsitane vinse il Premio Letterario Tropea e nel 2014, in occasione della pubblicazione del suo secondo libro, “Bella mia”, è stata la vincitrice del Premio Brancati.

Nel febbraio di quest’anno è uscito in tutte le librerie il suo terzo libro, “L’Arminuta”. Nella giornata del 4 marzo l’autrice ha presentato tale opera presso il bar-libreria “Tibo”, a Penne, paese in cui svolge la professione di dentista pediatrico ed è molto conosciuta. La stessa Di Pietrantonio ha, infatti, ringraziato i proprietari di questo locale per aver fatto un miracolo nel paese ed aver avvicinato i pennesi alla lettura.
Il relatore di tale conferenza è stato Michele Piciocco, il quale, attraverso delle personali ed interessanti annotazioni, ha fatto sì che la scrittrice potesse argomentare i punti salienti de “L’Arminuta”.

Già dal titolo è comprensibile come i protagonisti del libro siano l’identità ed il ritorno (“Aminuta” è sinonimo di “Ritornata” nel dialetto abruzzese). Si tratta del ritorno di una ragazza affidata ad un’altra famiglia per motivi prettamente economici nel momento della nascita, come spesso accadeva in passato. Ella è costretta a tornare nel paese di origine per delle problematiche insorte all’interno della famiglia di adozione. Si palesa lo stravolgimento della vita “normale” della ragazza, abituata a vivere in un mondo diverso da quello di un paese di campagna. E’ costretta a conoscere i suoi nuovi ma veri famigliari, ad imparare un dialetto per lei sconosciuto, ad abituarsi ad un nuovo stile di vita, una nuova scuola, dei nuovi fratelli.

L’autrice ha confessato di avere messo in atto un intenso lavoro di lima all’interno dei suoi capitoli, che appaiono brevi ma pieni di emozioni. In occasione della presentazione del libro, Irene Cocchini, autrice a attrice di teatro, ha, infatti, dato voce ad alcune delle battute più significative de “L’Arminuta”, facendo capire in modo sublime quali fossero le sensazioni provate dalla protagonista.

Inoltre ha espresso la sua gratitudine verso la letteratura francese nei confronti della figura retorica della sinestesia usata da alcuni autori come Rimbaud, la quale è stata notata e riportata nelle domande del relatore Piciocco. La sinestesia è l’accostamento di termini appartenenti a campi sensoriali diversi e la Di Pietrantonio ha affermato di utilizzarla quasi inconsapevolmente, in quanto il suo stile raffinato ed elegante, sia nella scrittura che nei modi, non le permettono di farne un uso artificioso e programmato.

L’autrice ha, infine, affermato che il suo paese di nascita, Arsita, ha contato molto per la scrittura di queste sue pagine, che a breve vedranno una nuova stampa. Lo ha definito “un paese magico”, un luogo ameno e di ispirazione, nel quale ha vissuto le giornate più spensierate e naturali, lontane dalle moderne attività tecnologiche delle nuove generazioni. Il contatto costante con la natura le ha permesso di sviluppare una sensibilità importante, la quale si nota anche nella descrizione del rapporto madre-figlia, presente in tutte le sue opere. Non si definisce una scrittrice sistematica, preferisce parlare di passione per la scrittura, alla quale ha iniziato davvero a credere a partire dal successo di “Mia madre è un fiume”.

In tutte le librerie, dunque, troverete “L’Arminuta”, che saprà coinvolgervi sin dalle prime pagine. Un libro che parla di personaggi e scenari abruzzesi, di usi e tradizioni tipicamente nostrani, ma che sa entrare nell’anima di tutti i lettori, a prescindere dal luogo di provenienza.

Lorenzo Lobolo

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