Pescara, Bacchetti in mostra all’Aternino con Tutuyàt

Pescara. Aprirà sabato 3 settembre alle 18“Tutuyàt. Innocenza della Precarietà”, mostra personale di Denis Bachetti che si terrà presso il Circolo Aternino fino al 18 Settembre prossimo.

“Bachetti ha già esposto una parte delle opere presso il Circolo degli Antichi editori di Venezia e dopo l’esposizione pescarese la mostra è stata richiesta al Museo Tony Benetton di Mogliano Veneto – spiega  la curatrice della mostra Silvia Moretta –  Mostra che sta attirando l’attenzione da parte della critica e che speriamo possa muoversi ampiamente. Tutuyat è il mostro dell’infanzia, un suono incombente di un elemento che non riusciamo a vedere. L’inaugurazione sarà ricca di contaminazioni, nel catalogo ci sono tanti testi che accompagnano le opere. Abbiamo scelto questo perché gli artisti hanno attivamente contribuito al lavoro di Dennis Bachetti. Ci sarà l’intervento verbale e performativo degli artisti che hanno contribuito all’edizione del catalogo della mostra: Adriano De Vincentiis; il pittore e illustratore Ulderico Fioretti; il regista, sceneggiatore, compositore Marco Arturo Messina; il regista, attore e performer Flavio Sciolè; il regista Luca Torzolini. Eseguirà una performance al pianoforte Mario Mariani, pianista, compositore e performer. Verranno inoltre proiettati in anteprima assoluta i cortometraggi “Baumwolle” (Bachetti, Sciolè, Torzolini, 2015) e “L’uomo nero” (Sciolè, 2015) legati dal tema della paura e del confronto con essa”.

“Prima che venisse concepita l’idea della mostra il corto aveva già una sua storia e oggi si riaggancia al concetto del confronto con se stessi e la propria paura – descrive Denis Bacchetti – Tutuyat era lo spettro della paura della mia infanzia, invocato da mia nonna e che negli anni ho cercato di immaginare, venire  nel nero e di notte: è il confronto con la paura. Tutta la storia legata a questo essere ha il merito di aver agito da propulsore nella mia coscienza e della mia forza creativa. Con la mostro invito a recuperare l’intimità fra noi e il mezzo pittorico verso cui negli ultimi decenni è calato un velo fuligginoso, desueto, a scoprire tutte le risorse che ci sono dentro alla pittura”.

 

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