Pescara, la protesta di Archeoclub sulla soprintendenza unica

Pescara. Anche il Comitato regionale di Archeoclub condivide ed appoggia la campagna di protesta ed il sit in degli archeologi nei confronti della riforma dell’organizzazione del MIBACT, che vede l’unificazione delle varie soprintendenze regionali.
E specifica “Archeoclub d’Italia ha sempre auspicato questo nuovo assetto organizzativo che, però, per il modo schizofrenico con cui viene realizzato e senza una visione progettuale a medio e lungo termine, rischia di creare più danni rispetto ai vantaggi indiscutibili che ne potrebbero derivare”.

“Il dibattito sulla opportunità di soprintendenze specializzate e soprintendenza unica non è nuovo: l’assetto tradizionale del Ministero, che si è sempre basato sul vecchio modulo organizzativo, sin dai tempi del Ministero per la Pubblica Istruzione, presentava la criticità di uffici che non dialogavano fra di loro, pur dovendosi interessare di beni culturali che spesso avrebbero dovuto coinvolgere più discipline e specializzazioni”.

“La realizzazione della soprintendenza unica è, quindi, senz’altro utile, se non necessaria”.

“Ovviamente questo modulo organizzativo ha le sue pecche: in primo luogo il fatto che il soprintendente ben raramente è un esperto di tutte le tipologie di beni culturali e proviene da un ‘cursus studiorum’ talvolta archeologico, talvolta architettonico, talvolta ambientalista, tanto da ingenerare il pericolo che, suo malgrado e in buona fede, privilegi uno dei tanti punti di vista che l’approccio multifattoriale richiede”.

“La riorganizzazione del Ministero, sotto questo profilo, pecca perché non costruisce luoghi e strumenti opportuni per assicurare che l’approccio sia realmente multifattoriale, senza prevaricazioni intellettuali. Soprattutto in una situazione della preparazione universitaria che ancora vede una separazione tra architetti, archeologi, storici dell’arte etc. e non una formazione unitaria di un “curatore di beni culturali”.

“Probabilmente, poiché nessuno può sapere tutto, è necessaria una organizzazione interna basata su gruppi di lavoro, confronti quotidiani, stanze di compensazione tra i diversi interessi culturali in gioco nella gestione concreta, che non è facile mettere in piedi soprattutto senza appesantire il lavoro della soprintendenza e rallentarlo, alla luce delle sempre più stringenti procedure di silenzio assenso o diniego”.

“Crediamo che questa sia la parte migliore e più proficua della protesta: imporre al ministero di considerare stakeholder anche i movimenti culturali, le associazioni, i volontari, tutti coloro, insomma, che ruotano a ben diritto intorno al mondo dei BBCC e che potrebbero svolgere una funzione, elaborativa e consultiva, molto proficua”.

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