Pescara, i vigili che multarono il questore diventano simbolo anticorruzione

Pescara. Diventano simbolo di legalità e lotta alla corruzione i tre agenti della polizia municipale di Pescara che multarono l’ex questore Paolo Passamonti.

 

A sancirlo è il Trasparency International, la più grande organizzazione a livello globale che si occupa di prevenire e contrastare la corruzione, che ha inserito il caso dei vigili protagonisti nella vicenda del mancato pagamento di una multa per divieto di sosta da parte dell’allora questore Passamonti, al quale era stato restituito il veicolo rimosso dal carro attrezzi (la cosiddetta ‘multa fantasma’, ndr), all’interno di ‘Ad Alta Voce’, il report annuale nel quale vengono riportati casi da tutta Italia che siano di esempio positivo per la lotta alla corruzione.

A renderlo noto è il consigliere comunale di M5S, Massimiliano Di Pillo. Il fatto risale all’8 dicembre 2011, ma fu portato all’attenzione dell’opinione pubblica nell’aprile 2013 da una dettagliata inchiesta del quotidiano ‘Il Tempo’ che pubblicò tutti i documenti, compresa la contravvenzione. Qualche giorno dopo la Procura di Pescara inviò i carabinieri nella redazione con un decreto di sequestro redazionale e domiciliare per il giornalista Marco Patricelli, che aveva condotto l’inchiesta, facendo insorgere l’Ordine dei Giornalisti e la Fnsi; nei confronti del giornalista arrivò poi la querela da parte del questore, finita con un proscioglimento su richiesta del pm che parlò di ‘legittimo diritto di cronaca, rispondenza ai fatti e zone di opacità istituzionale’. Archiviata, in base al regio decreto 1907, l’inchiesta della Procura sulla restituzione dell’auto; assolto uno dei tre vigili, Angelo Volpe, nell’ambito di un’altra inchiesta, questa volta per l’ipotesi di reato di rivelazione di segreto d’ufficio.

“Un esempio nazionale – commenta Massimiliano Di Pillo -: il M5S ha sempre sostenuto le ragioni degli agenti che solo per aver fatto correttamente il proprio dovere si sono dovuti difendere da ingiustizie dentro e fuori il luogo di lavoro. Chi denuncia deve sempre essere sostenuto. Tante volte è proprio la paura delle ritorsioni che blocca alcuni uomini onesti a denunciare un illecito di cui sono testimoni o vittime, un riconoscimento come questo a livello nazionale è una vittoria non solo dei protagonisti di questa vicenda, ma anche di tutte le persone che non si girano dall’altra parte e che credono ancora nel senso di legalità”.

“Oggi – ricorda Di Pillo – la vicenda si è conclusa dopo un ricorso al giudice del lavoro, con una condanna per l’amministrazione comunale di Pescara a risarcire i tre vigili urbani non solo dello stipendio non corrisposto, ma anche degli interessi maturati per tutto il periodo della stessa punizione. Una vicenda – conclude Di Pillo – che sottolinea il valore di uomini dello Stato che hanno fatto valere i propri principi e i propri valori. Rispettando la divisa con onore e onestà, anche a rischio del proprio lavoro, a causa dell’assurdo comportamento di chi, nonostante questa famigerata storia, continua ancora oggi a ricoprire un ruolo che probabilmente non ha la capacità di assolvere e che ha causato danni morali ed economici all’amministrazione e all’intera città”.

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