Pescara, Premio Borsellino 2018: le testimonianze

Pescara. Sala consiliare gremita in occasione della cerimonia del Premio Borsellino 2018, svoltasi questa mattina, dove i temi sulla lotta alla mafia e alla criminalità organizzata sono stati discussi anche in relazione agli ultimi fatti di cronaca che si sono verificati a Roma.

“Il problema, in una città come Roma, è far comprendere che determinati sistemi organizzativi sono mafiosi”, ha affermato Giovanni Musarò, Sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Roma, già magistrato della Dda di Reggio Calabria. Alcune delle sue più importanti indagini hanno portato alle inchieste di Mafia capitale.

“A Roma non si può pretendere che un’organizzazione abbia lo stesso controllo del territorio che può avere una cosca di ‘ndrangheta in un piccolo paese in provincia di Reggio Calabria. Come in altre realtà, c’è sia il problema dell’espansione delle mafie storiche al di fuori di Sicilia, Calabria e Campania, e sia il problema del ‘modello mafioso’ realizzato da gruppi autoctoni come gli Spada e i Casamonica, ma anche come le realtà viste in atto con Mafia Capitale”.

“L’impressione è che si stiano facendo grossi passi avanti, e dunque siamo fiduciosi”, ha proseguito Musarò. “Iniziamo ad avere riconoscimenti ad Ostia, ci sono anche sentenze definitive grazie al lavoro che hanno fatto i colleghi. Recentemente abbiamo avuto l’ordinanza sui Casamonica, confermata dal riesame, che ha riconosciuto l’associazione mafiosa; e su Mafia Capitale c’è una sentenza importantissima”.

“Sicuramente la mafia di fronte alla quale ci troviamo e’ una mafia fluida”, ha detto Lia Sava, procuratore generale di Caltanisetta, nonché Pm nel processo sulle stragi di Capaci e via D’Amelio, quelle in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

“E’piu’ pericolosa, perche’ si infiltra in tutti i settori e quindi richiede delle capacita’ investigative molto sofisticate per cercare di individuare gli epifenomeni che poi dobbiamo andare a colpire e contrastare”, afferma Sava.

“Se l’Italia oggi e’ indietro e’ perche’ le mafie si infiltrano e intoppano il meccanismo, mentre un contrasto piu’ efficace alle mafie consentirebbe di conseguire un risultato senz’altro migliore per l’intera economia e per dare la possibilita’ agli imprenditori sani di lavorare”, ha affermato il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho.

Premiato anche il film ‘Sulla mia pelle’, diretto da Alessio Cremonini, che narra gli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi; presente in Sala consiliare anche Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, che da anni porta avanti una battaglia legale per far luce sulla morte del fratello.

Ilaria ha così commentato le parole di Giovanni Nistri, comandante generale dei Carabinieri, il quale nei giorni scorsi ha affermato che i colpevoli della morte di Stefano non indosseranno più la divisa:

“Sono le parole che ha bisogno di sentirsi dire un cittadino perbene, che porta avanti una battaglia sulle proprie spalle, nonostante il dolore che gli è stato inflitto da appartenenti allo Stato e nonostante il fatto che le istituzioni abbiano consentito che la famiglia di Stefano Cucchi affrontasse anni di processi sbagliati sapendo quali erano le vere responsabilità”.

Il Premio Borsellino è stato assegnato anche al libro ‘La speranza oltre le sbarre’, a cura di Angela Trentini e Maurizio Gronchi: si tratta di un’inchiesta fatta nel carcere di Sulmona, dove si dà voce a chi il male lo ha compiuto.

Il libro è anche corredato dalle testimonianze dei familiari delle vittime, tra cui quella di Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone e presidente dell’omonima Fondazione costituita a Palermo nel 1992, che si occupa di educare i giovani alla legalità.

Ai presenti al Premio Borsellino 2018, ma soprattutto ai ragazzi, Maria Falcone ha inviato un messaggio:

“Come questo Premio vuole essere un momento culturale per il recupero di quel ‘senso dello Stato’ che troppo spesso sentiamo di aver perso, così questo libro, dando voce al dolore dei parenti delle vittime e a coloro che quel dolore lo hanno

provocato , ha avuto il coraggio di andare ‘oltre le sbarre’, alla ricerca di ‘quel barlume di umanità’ che mio fratello Giovanni sapeva riconoscere anche nel peggiore dei criminali, come più volte aveva modo di dire”.

“Un’umanità che, aggiungo, può essere trovata solo se si ha il coraggio di scavare nella profondità delle persone che si macchiano dei delitti più atroci e che possono trasformare il dolore in perdono, solo quando il cambiamento cui dicono di ambire si manifesti realmente come tale”.

“Insegnare il valore della legalità vuol dire dunque anche avere il coraggio di guardare negli occhi il male e aprire una riflessione importante che spinga a non dover più sentir dire, soprattutto dai giovani, ‘non sapevo che la mafia fosse un male’”.

“Voglio ringraziare la giuria di questo premio per questo riconoscimento che mi auguro si trasformi in un messaggio di speranza soprattutto tra i giovani perché comprendano la differenza tra giusto e sbagliato, lecito e illecito e lottino per un’Italia libera, democratica e fondata sulla legalità”.

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