Pescara, flash-mob per la capitana della Sea Watch

Pescara. Anche Pescara, come Palermo, Napoli e Ancona, ha manifestato a favore di Carola Rackete e dell’equipaggio della Sea Watch 3, la nave della ong che ha portato in salvo 42 migranti nel porto di Lampedusa, nonostante il divieto impartito dal ministero dell’Interno di accedere nelle acque territoriali italiane e di attraccare in porto.

Un flash mob – promossa da Legambiente e al quale hanno aderito WWF e l’associazione Libera – è andato in scena sul lungomare nord oggi pomeriggio, davanti alla Nave di Cascella: alcuni manifestanti hanno esposto lo striscione con la scritta: “No muri. Si’ porti”. “Non sono i 42 migranti a spaventare ma i 46 della Francia! – hanno detto gli organizzatori – Il cambiamento climatico produrrà sempre più migranti costretti a lasciare le loro terre per l’effetto dell’avanzamento della desertificazione. Un problema ormai acclarato e sotto gli occhi di tutti. Da qui il bisogno e l’appello, non solo al governo ma anche all’Europa nell’affrontare con più coraggio ed umanità un problema complesso che rischia di esplodere”.

“Carola – hanno aggiunto – si è trascinata su di sé la non scelta di un sistema ormai non più capace di garantire i diritti fondamentali dell’uomo. Salvare vite non può essere reato. Non possiamo costruire un’Europa libera e democratica e vincere la sfida dei cambiamenti climatici, senza garantire un modello economico, sociale ed ambientale che affronti le disuguaglianze in un ottica democratica di ridistribuzione della ricchezza. Il nostro appello è rivolto al governo italiano e all’Europa, per un’azione di responsabilità, affinché si mettano in campo politiche serie sul tema della gestione e dell’accoglienza dei migranti, così da non creare una guerra tra poveri e da non lasciare scelte a un uomo solo al comando. In un momento in cui nessuno ha scelto, Carola Rackete ha scelto, assumendosi le responsabilità delle sue azioni, ma non può essere questo il modello”.

“Siamo convinti che si debba tenere presente la realtà – hanno aggiunto il presidente di Legambiente Abruzzo, Giuseppe Di Marco, e il delegato regionale del Wwf, Luciano Di Tizio – Ci sono problemi legati ai cambiamenti climatici che non si possono risolvere con politiche di chiusura totale.

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