Pescara, due anni e sei mesi al presunto responsabile dell’attentato al patron Sebastiani

Il Pescara era stato sconfitto dal Lazio e alle 3:30 del 7 febbraio 2017, nel cortile della casa del presidente del Pescara, Daniele Sebastiani, rimbombò un boato, poi si alzò la fiammata ed infine l’allarme dei residenti in quel palazzo in viale della Riviera. Qualcuno aveva messo fuoco al Suv e alla Smart del presidente.

A poco più di un anno dal fatto, è arrivata la condanna per uno dei presunti responsabili: B.D.M. 21enne del posto.

E’ stato condannato, dal giudice Antonella Di Carlo, a due anni e sei mesi con rito abbreviato.

Dalle immagini recuperate dalla telecamera del palazzo, qualche minuto prima dello scoppio, cinque ragazzi a volto scoperto passarono lì davanti con una bottiglia in mano. Dopo ulteriori accertamenti furono indagati tre ragazzi, di Pescara, Elice e Montesilvano. Dalle diverse investigazioni, la sola responsabilità cadde però nel 21enne di Pescara, tradito anche dalla sua andatura e fisicità.

La difesa, sostiene che l’imputato non solo era incensurato, ma non era mai stato destinatario di un provvedimento Daspo, che le celle telefoniche lo collocavano sì in viale della Riviera ma non avevano considerato che abita a pochi metri da lì. Anche l’abbigliamento, secondo l’avvocato Golini che difende il giovane responsabile, non corrispondeva a quello che le telecamere avevano ripreso.

“Attendo di leggere le motivazioni”, spiega l’avvocato Golini, “ma ci prepariamo all’appello, dove ribadiremo gli stessi concetti sicuri che valgano l’assoluzione”.

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