Omicio Pescara, il padre di Cavallito: “Volevano aprire un albergo, la droga non c’entra”

Pescara. Rimbalza ormai da giorni su tutti i tg e su tutte le testate nazionali la notizia dell’omicidio avvenuto la sera del 1 agosto nel Bar del Parco a Pescara.

Mentre procedono le ricerche del killer di Walter Albi e si spera che Luca Cavallito si riprenda e fornisca informazioni utili, i media indagano parallelamente. Proprio sul passato del 49enne scampato per miracolo alla morte, si è concentrato il Corriere della Sera, intervistando il padre, ex calciatore della Juve anni ’60 che ora vive a Pescara.

Danilo Cavallito difende il figlio che ha precedenti penali per droga, poiché 10 anni fu sorpreso in auto con una banda di Cerignola, con 200 panetti di hashish a bordo: “Quello fu l’unico episodio collegato con la droga – ha spiegato l’uomo al Corriere – La verità è che, assolutamente sbagliando, in quel periodo lui mi provò ad aiutare anche in questo modo, perché io mi trovavo in pieno dissesto economico. Dopo il crollo delle Torri Gemelle del 2001, infatti, avevo perso tutti i soldi che avevo investito sui mercati. Ero rovinato”.

Poi il presente e il legame di Luca con l’architetto ucciso a sangue freddo: “Erano molto amici da tempo – riferisce Danilo Cavallito – e insieme volevano aprire un albergo nella zona del porto turistico, erano già a posto con le licenze, aspettavano che arrivasse il finanziamento. E sull’ipotesi che l’agguato sia legata a questo affare e a un ipotetico “sgarbo”, il padre del 49enne ricoverato in terapia intensiva dice: “Questo progetto di sicuro li prendeva molto. Luca ha sempre avuto un sacco di amici, è un ragazzo buono come il pane. Chi lo sa, ormai un pazzo qualunque può assoldare un killer con mille euro e far uccidere chi vuole, anche per un piccolo sgarbo”.

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