Omicidio Bevilacqua, Fantauzzi al rito abbreviato: “Un processo nato male”

Montesilvano. Sarà giudicato con il rito abbreviato Massimo Fantauzzi, 48 anni, reo confesso dell’omicidio di Antonio Bevilacqua, il ventunenne ucciso a colpi di fucile il 16 settembre del 2017, nel pub Birrami di Montesilvano.

Il gup del tribunale di Pescara, Nicola Colantonio, questa mattina ha accolto la richiesta di accesso al rito speciale, presentata dal legale dell’omicida, Pasquale Provenzano, e ha fissato la discussione al prossimo 28 ottobre.

Nel corso dell’udienza di oggi sono state citate tutte le parti offese, ovvero i genitori, la sorella, il fratello, la compagna e la figlia della vittima, assistiti dall’avvocato Giancarlo De Marco. All’esterno del Tribunale, i familiari di Antonio Bevilacqua hanno fatto affiggere tre grandi cartelli, con due foto del giovane ucciso e le scritte: “GIustizia per Antonio” e “Ergastolo ai carnefici”.

Un auspicio, quest’ultimo, che difficilmente troverà riscontro nella sentenza, visto il ricorso dell’imputato al rito abbreviato e l’assenza di aggravanti. Presenti, in aula, sia Fantauzzi, che ha sempre mantenuto lo sguardo basso, sia la madre ed altri familiari della vittima. E’ rimasto fuori, nei corridoi del tribunale, il padre di Antonio Bevilacqua, che sta scontando una condanna per omicidio, ma sta beneficiando di un permesso di lavoro per buona condotta. Insieme a lui hanno atteso il termine dell’udienza decine di parenti ed amici del giovane, in un clima che è stato sempre sereno, a differenza di quanto accaduto nel luglio scorso, in occasione della prima udienza preliminare, quando alla vista dell’imputato si scatenò un trambusto.

Gli unici momenti di tensione, questa mattina, si sono verificati in aula, nel momento in cui Fantauzzi si è alzato per essere accompagnato fuori e qualcuno gli ha urlato “bastardo” e “meriti di fare la stessa fine”. Ieri era stata archiviata, invece, la posizione di Nunzio Mancinelli, inizialmente accusato di avere aiutato Fantauzzi nel compimento dell’omicidio.

UN PROCESSO NATO MALE

“È un processo nato male, nel senso che non sono state fatte le contestazioni che andavano fatte, e siamo un po’ delusi che non ci sia nessuna aggravante, a partire dai futili motivi, che a mio giudizio invece ci sono, visto che è stata uccisa una persona come reazione ad un insulto”.

Così Giancarlo De Marco, il legale che assiste i familiari della vittima, al termine dell’udienza preliminare . “Si potrebbe anche discutere se sono futili motivi o motivi abietti – ha proseguito De Marco – fatto sta che a me, che di solito difendo gli imputati, non è mai capitato di viaggiare così comodo, senza un’aggravante, con un imputato per omicidio che, se non ci fossero le recidive per ricettazione, riciclaggio, porto e detenzione di armi, con il rito abbreviato avrebbe potuto cavarsela con una condanna a 16 anni”.

Infine il legale è tornato sull’archiviazione della posizione di Nunzio Mancinelli, inizialmente accusato di avere aiutato Fantauzzi nel compimento dell’omicidio. “Secondo me ci sono una serie di elementi che lo indicano come complice e d’altronde i carabinieri ne hanno chiesto l’arresto – ha detto De Marco – ma il pm l’ha letta in altro modo e il giudice ha archiviato, perché dice che la chiamata in correità non aveva dei riscontri. Però se Fantauzzi ha dichiarato alla polizia penitenziaria di non avere detto la verità e di volere essere ascoltato dal pubblico ministero per dire la verità – ha concluso l’avvocato – secondo me sarebbe stato opportuno sentirlo e verificare se fosse in grado di fornire dei riscontri”.

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