Carcere di Pescara, la protesta della Uil: turni massacranti e personale allo stremo

Pescara. Definire allarmante la situazione nella quale si vive all’interno (e non solo) del carcere di San Donato è dir poco.

 

Per la drammatica situazione venutasi a creare, secondo Giuseppe Ferretti della Uil PA Polizia Penitenziaria di Pescara, non è un azzardo affermare che si è già andati oltre il punto di non ritorno.

 

Turni massacranti e personale allo stremo fanno da contraltare ad un numero di detenuti mai raggiunto nel carcere pescarese e che fanno dello stesso una polveriera pronta a deflagrare.

 

Molti sono i detenuti con notevoli problemi psichiatrici.  Tanti altri con problemi esistenziali. Davvero troppi per non aspettarsi da un momento all’altro, se non si prenderanno urgenti provvedimenti, il verificarsi di casi di particolare gravità.

 

Gli eventi critici che accadono all’interno dello storico penitenziario pescarese sono tra l’altro pressoché quotidiani e pochissimi sono gli agenti pronti a contrastarli.

Addirittura due soli agenti a volte vengono utilizzati per tradurre un detenuto presso il nosocomio cittadino ed è proprio presso quest’ultimo che la scorsa settimana si stava consumando una tragedia.

Un detenuto dal sesto piano dell’ospedale, infatti, aveva minacciato di buttarsi giù e solo attraverso l’elevata professionalità dei pochi agenti presenti si è evitato che venisse scritta una bruttissima pagina di storia.

 

La Direzione, portata anch’essa allo stremo, non riesce, suo malgrado, neanche più a rispondere alle nostre legittime richieste di ferie.

Inoltre solo dopo 10 giorni è capace, ma non certo per colpa sua, di assicurare il riposo settimanale.

 

Non si può più aspettare.

Molti sono i poliziotti distaccati altrove e sempre meno quelli che vivono in sede la loro professione per il notevole numero di pensionamenti sopraggiunti non seguiti da una loro compensazione.

 

Bisogna correre urgentemente ai ripari prima che la falla che si è creata affondi una nave oramai ridotta a un relitto.

 

Tuttavia per la condizione nella quale si é venuto a ritrovare un carcere che neanche tanto tempo fa rappresentava un esempio da seguire, temiamo che solo un miracolo possa restituire quel minimo di serenità che serve a far sì che un lavoro deputato alla salvaguardia dell’art. 27 della Costituzione non diventi una fucina di forti stress post traumatici.

 

Siamo pronti a lavorare insieme al direttore per invertire la rotta ma bisognerà farlo subito.

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