Pescara, mosaico romano: “Allargare l’area di indagine”

Pescara. Il ritorno alla luce del mosaico romano sito sulla golena fluviale, con il Comune che ha deciso il distacco per lo spostamento e l’esposizione al Museo delle Genti d’Abruzzo, ha suscitato un vivo dibattito in città, tra i pro e i contro alla rimozione dalla sede originaria.

L’Archeoclub di Pescara, che nell’anno 2001 portò alla luce l’importante reperto supportando l’iniziativa  della Soprintendenza Archeologica, ritiene che “il problema vada affrontato con pacatezza e senso di responsabilità”.

“Non possiamo ignorare  il fatto che una esposizione permanente  in loco creerebbe  indubbi seri problemi dovuti alle esondazioni del fiume ed alla  continua risorgenza  dell’acqua”, spiega in una nota il presidente Giulio De Collibus, “Essi potrebbero essere quindi affrontati soltanto con progetti molto tecnologici, notevolmente costosi e necessari di continua manutenzione. Riguardo a quest’ultimo argomento, poi,  la passata negativa esperienza vissuta in tutti questi anni  sul piccolo sito di Santa Gerusalemme non ci fornisce molto  affidamento”.

“D’altra parte”, prosegue De Collibus, “anche il distacco con conseguente esposizione in un locale sicuro pone diversi problemi ed interrogativi circa i rischi e l’opportunità di rimuovere  quel  reperto dal suo contesto storico ove permangono anche altre tracce di quel pavimento, sia pure rimaste in forma  frammentata. Noi riteniamo che, innanzitutto, sia assolutamente necessario allargare l’area di indagine, sia verso mare, sia verso monte, estendendola nella retrostanze zona di via Orazio, ove sussistono, tuttora, anche piccoli spazi non asfaltati. Occorre disporre un’ottima documentazione fotografica ad alta definizione che consenta, poi, di realizzare dei pannelli fotografici delle stesse  dimensioni  del soggetto rendendolo quindi visibile a tutti”.

“Pensiamo anche che, con gli esperti specialisti di oggi, si possa comunque  realizzare una copia perfetta da esporre negli spazi museali lascando al futuro ed a tempi migliori”, conclude il presidente dell’Archeoclub,”una decisione definitiva su tutta la zona evitando, nel frattempo, di comprometterla ulteriormente”.

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