Usura: beni e conti correnti sequestrati ad un pescarese

usuraPescara. Usura. Questa l’accusa per un pescarese di 56 anni che, questa mattina, è stato raggiunto da un decreto di sequestro preventivo di beni mobili e conti correnti.

La disposizione è stata eseguita dai carabinieri della stazione di Pescara.


 

TRA I BENI SEQUESTRATI ANCHE UNA PORCHE

Al 56enne di Montesilvano, N.P., indagato per usura, i carabinieri hanno sequestrato quattro libretti e un conto corrente, per un importo di circa centomila euro, una moto Gold wing, una Porche, una Mercedes classe E station vagon e una Smart (per un valore di circa 120 mila euro). Il sequestro è stato disposto dal gip Gianluca Sarandrea su richiesta del pm Gennaro Varone.

La vittima dell’usura è un noto commerciante del centro, che avrebbe ricevuto due prestiti. In particolare dopo aver concesso nel 2012 una somma di 1900 euro, il 56enne si sarebbe fatto consegnare un assegno di 2200 euro e poi avrebbe chiesto interessi mensili di 500 euro, circa il 25 per cento in termini percentuali.

I carabinieri di Pescara, che stavano indagando su altri episodi di usura per i quali ci sono stati degli arresti, sono arrivati all’indagato e hanno eseguito a suo carico accertamenti bancari e patrimoniali scoprendo che il 56enne, beneficiario di una pensione di invalidità, aveva mezzi e disponibilità ben al di sopra del reddito dichiarato. All’inizio degli anni 2000, il reddito del 56enne comprendeva solo una rendita catastale legata a un immobile, mentre nel 2011 era pari a 2300 euro per una attività di procacciatore di affari.

I militari dell’Arma, coordinati dal capitano Claudio Scarponi, non escludono che il 56enne abbia prestato soldi anche ad altri e intendono appurare se una parte dei suoi introiti sia finita all’estero.

Dal capitano Scarponi parte un appello alle vittime dell’usura, in particolare chi si trova in difficoltà, affinchè si rivolgano alle forze dell’ordine per “denunciare e per uscire da questo tunnel“. Già in passato il 56enne ha subito un sequestro, ma si era rivolto al Tribunale del riesame, che gli ha dato ragione.

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