Picciano rende onore ai resti del caduto Sante Di Giovacchino dopo 59 anni

momentodellacerimoniaPicciano. Si è svolta questa mattina, a Picciano, la solenne cerimonia per onorare il caporale Sante Pietro Di Giovacchino, morto in un bombardamento aereo a Solingen in Germania il 4 novembre 1944, e per celebrare il rientro delle sue spoglie mortali nel suo paese di origine.

Alla cerimonia religiosa, officiata dall’Arcivescovo di Pescara-Penne, Mons. Tommaso Valentinetti, erano presenti il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Giovanni Legnini, il presidente della Provincia di Pescara, Guerino Testa, il consigliere regionale Lorenzo Sospiri, i sindaci di Città Sant’Angelo, Loreto ed Elice, autorità civili, militari e religiose, i famigliari e la cittadinanza. Sante era il secondogenito di una sfortunata famiglia in cui il primogenito Zopito era già caduto agli inizi del conflitto sulla frontiera greco-albanese. Anche per questo la cittadinanza è intervenuta in massa alla cerimonia: per esprimere solidarietà e affetto all’unico fratello e alle due cognate ancora in vita, e ai nipoti.

L’urna è arrivata all’ingresso del paese poco prima delle 11, trasportata da un automezzo militare del Comando Regionale dell’Esercito, ed è stata accolta dal sindaco Vincenzo Catani, dalle autorità e dalla cittadinanza che in corteo hanno accompagnato le spoglie fino alla piazza Duca degli Abruzzi. In piazza, dopo le note dell’inno nazionale, l’urna è stata trasferita in chiesa per la cerimonia religiosa officiata da Mons. Valentinetti, coadiuvato dal parroco Don Josè e dal vice Don Giorgio. Al termine del rito religioso, e dopo la benedizione dell’urna da parte dell’Arcivescovo, è stata data lettura di un commovente messaggio inviato dal sindaco di Solingen, Norbert Feith (clicca e scarica) , per il quale il collega piccianese Catani, ha espresso apprezzamento e riconoscenza soprattutto per la proposta di amicizia offerta alla cittadinanza. Il sottosegretario Legnini ha ricordato come l’Abruzzo sia stato teatro di atti di eroismo senza precedenti durante il secondo conflitto mondiale e ha esortato nel Settantesimo della Resistenza a ricordare “più e meglio la nostra storia, per dovere di memoria, farne rivivere i valori e sentirci orgogliosi di essere abruzzesi e italiani”.

Al termine degli interventi un trombettiere della banda locale ha intonato il silenzio. Infine, l’urna è stata ricollocata sull’automezzo e, accompagnata dalle note del “Piave”, è stata trasferita in corteo al cimitero dove è stata tumulata vicino alla tomba della mamma Loreta.

Impostazioni privacy