Pescara, gli operatori portuali sull’orlo del baratro: ‘Abbandonati da due anni’

porto_operatoricommercialiPescara. Marineria in mare, operatori commerciali ancora a secco: gli strascichi del mancato dragaggio mantengono decine di imprese portuali nell’impossibilità di lavorare. Aiuti e ammortizzatori sociali mai arrivati: gli imprenditori portano i libri contabili in tribunale.

Il primo, significativo allarme lo lanciarono a fine aprile, quando la cassa integrazione per molti di loro stava per scadere. Di lì a un mese il porto fu riaperto ai pescherecci, ma non alle navi commerciali: per questo, ancora oggi, una decina di imprese portuali, con 50 dipendenti, torna a lanciare l’allarme per l’inattività forzata dagli strascichi di un dragaggio che procede lentamente e impedisce a cargo e traghetti di attraccare nel porto pescarese.

“Dopo le promesse e altri due mesi non è cambiato nulla”, sbotta Gianni Leardi, portavoce degli operatori commerciali del porto, “ci siamo riuniti tutti per decidere sulle prossime mosse che intendiamo prendere anche perché molti di noi ormai non lavorano più, non percepiscono la cassa integrazione e le imprese hanno portato i libri in tribunale o stanno per farlo”.

“La nostra agonia”, continua la nota inviata da Leardi, “continua nella piena indifferenza istituzionale”. Amarezza comprensibile se si pensa che sono passati più di due anni dall’ultimo approdo di una nave cargo e l’insabbiamento della darsena commerciale ha causato l’assurdo addio ai collegamenti con la Croazia: mesi e mesi dopo, per spedizionieri, operatori turistici, scaricatori e importatori è ancora tutto fermo. “Nessun provvedimento”, rimarca Leardi, “teso a risollevare le sorti di un’economia che ha una storia e un peso nella vita del territorio, non solo pescarese. Nessun rimedio”, ribadisce, “alle perdite che decine di realtà imprenditoriali, già provate dalla lenta fine del porto, hanno dovuto fronteggiare in piena solitudine”.

Così, gli operatori in crisi tornano a denunciare con forza “l’indifferenza e l’incapacità”, prosegue ancora la nota, “che gli enti responsabili di tali questioni, Provveditorato alle Opere Pubbliche, Regione Abruzzo, Provincia e Comune di Pescara, stanno dimostrano in un momento in cui il rilancio della struttura portuale potrebbe dare una forte spinta propulsiva all’economia locale, in grande difficoltà”. Tante le questioni che si ritiene potrebbero offrire una speranza concreta alla ripresa o alla sopravvivenza di tante aziende: il dragaggio della darsena commerciale per ripristinare il fondale fino a 6,5 metri, così come il piano regolatore portuale: “Ma restano tutte clamorosamente ferme e indefinite”, commenta Leardi. Più spinosa la faccenda legata al progetto del porto nuovo: “Lo abbiamo visto  misteriosamente sparire”, sostengono gli imprenditori, “nei meandri della procedura di Vas in Regione, che lo blocca da un anno. Questa paralisi rende di fatto inutili anche i fondi individuati nell’ambito dell’Intesa Governo-Regione sulle infrastrutture (20 milioni di euro per la deviazione in mare aperto della foce fluviale). Eppure, il soggetto proponente, cioè il Comune di Pescara e il suo assessore-fantasma con delega al Porto, non operano alcun sollecito verso la Regione, la quale, attraverso un cavillo burocratico, tiene strumentalmente fermo il Piano Regolatore Portuale e la vita presente e futura del porto. Tutto ciò è tanto più grave se si pensa che l’emanazione del decreto di Vas consentirebbe di avviare la fase finale di approvazione del Piano e l’entrata in vigore nel giro di pochi mesi”.

La critica situazione, infine, non trova nemmeno sollievo economico in alcun indennizzo: “A più di due mesi dalla scadenza del bando regionale che ha assegnato agli operatori la miseria di 300mila euro di aiuto compensativo”, conclude Leardi, “non si sa ancora quando verranno erogate queste risorse, né se saranno integrate con fondi di altri enti, che pure sono stati interpellati”.

Impostazioni privacy