Scuola e carcere uniti dal volontariato: due protocolli d’intesa a Pescara

volontariato_csv_carcere_scuolaPescara. Carcere, scuola e volontariato: due protocolli d’intesa aggregano studenti e associazioni attorno all’assistenza no-profit. Tante le opportunità per favorire il reinserimento sociale dei detenuti e per alleviare il disagio di tante realtà cittadine.

Tempi bui per l’assistenza e i servizi sociali: primi capitoli nei bilanci delle pubbliche amministrazioni a cadere, vittime della stretta economica. Ma come gli amici si vedono nel momento del bisogno, in questo contesto torna più che mai ad essere fondamentale il volontariato, che sopperisce ai servizi venuti meno senza gravare sulle tasche, vuote per antonomasia, delle realtà più disagiate.

Questa la logica dei due protocolli di intesa firmato con il Centro servizi per il volontariato di Pescara, figura di indiscussa importanza nel campo, con l’Ufficio scolastico regionale e con la casa circondariale di San Donato. Sarà, d’ora in avanti, il centro guidato  dal vicepresidente Casto Di Bonaventura a fare da volano a tutte le associazioni che si vorranno rendere disponibili ad aderire all’iniziativa: gli studenti e gli insegnanti carichi di buoni propositi saranno indirizzati verso le migliori associazioni e progetti di volontariato attivi sul territorio, e allo stesso tempo associazioni volontarie potranno organizzarsi per prestare servizio presso il carcere pescarese.

“Educare i ragazzi alla gratuità del servizio svolto per aiutare il prossimo è un valore fondamentale da insegnare”, spiega Sandro Liberatore, direttore dell’Ufficio scolastico di Pescara.  Presente oggi con lui alla firma dei protocolli anche Franco Pettinelli, direttore del penitenziario di San Donato: “Per i detenuti il volontariato è fondamentale”, racconta, “soprattutto ora che i fondi per l’assistenza sociale sono azzerati”. Già attive, presso la struttura penitenziaria, due linee di assistenza svolta sia dai singoli cittadini che si mettono a disposizione dei detenuti che dalle associazioni. All’interno del carcere ci sono gruppi qualificati che tengono dei colloqui di sostegno o ripetizioni ai carcerati che proseguono gli studi, o corsi di teatro, ginnastica, scacchi e yoga. Altri, invece, seguono i 13 sottoposti a regime di semilibertà: tra questi, che escono la mattina e rientrano la sera per svolgere lavori esterni alla prigione, 6 sono direttamente partecipi all’attività volontaria presso le mense della Caritas o le associazioni benefiche cittadine. “Per chi è recluso”, spiega ancora Pettinelli, “è importante anche avere un contatto umano che lo distolga dall’ozio. Ma c’è bisogno di volontariato qualificato per il giusto approccio con chi è in carcere da decenni e ha bisogno anche di essere accompagnato nelle quotidiane attività durante un permesso di uscita. C’è chi è stato arrestato ai tempi del telefono a gettoni”, conclude, “e ora non sa nemmeno usare un telefono cellulare”.

 

Daniele Galli


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