Rigopiano, le mail della Regione: “Rischio valanghe noto dal 2012 ma fondi mai richiesti”

Pescara. “Risulta dalle mail che, nonostante già dal 2012 si sapesse con esattezza quanto grande fosse il pericolo che i paesi e i territori abruzzesi correvano a causa delle valanghe e si fosse dunque deciso di provvedere a fronteggiarlo, per ragioni ancora ignote, il Dirigente competente dell’Ufficio rischio neve e valanghe, attuale dirigente di tutte la prevenzione rischi regionale, nel 2014 non chiese mai i fondi che occorrevano per procedere e la politica non stanziò mai questi fondi, sino a dopo la tragedia di Rigopiano”.

Lo sottolineano in un comunicato i legali del sindaco e del Comune di Rigopiano, e del tecnico comunale, dopo aver avuto modo di leggere il contenuto di alcune mail della Regione Abruzzo in seguito alla discovery disposta nei giorni scorsi dalla Procura di Pescara.

Il dirigente, secondo i legali, “non inserì alcun fabbisogno nel documento di programmazione economica, nonostante proprio il suo Ufficio avesse urgentissimo bisogno di realizzare la Carta di Previsione delle valanghe”.

La quarta sezione penale della Cassazione, però, ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dai legali contro
la decisione emessa lo scorso cinque luglio dal gip della Procura di Pescara – competente sulle indagini per la morte delle 29 persone causata dalla valanga dello scorso 18 gennaio – che gli aveva negato l’accesso alle mail e a tutto il materiale documentale sulla prevenzione delle valanghe della Regione Abruzzo.

In particolare, la sezione della Suprema Corte che si occupa di disastri colposi, ha dichiarato inammissibile il reclamo proposto dagli avvocati Massimo Manieri, Cristina Valentini e Goffredo Tatozzi, anche per conto del tecnico comunale di Farindola. Si tratta di mail sul rischio valanghe e sulla gestione di questo rischio, una parte della quale nei giorni scorsi, dopo la proposizione del ricorso in Cassazione, è stato reso accessibile dalla Procura alle difese.

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