Campo Imperatore, 48 ore di fuoco: incendio ridotto a Rigopiano. Indagati in 6 FOTO

Rigopiano. Quarantotto ore di fuoco, impossibile contare gli ettari di montagna andati a fuoco, tra Fonte Vetica, Vado di Sole e le cime sopra Rigopiano.

Brucia ancora il Gran Sasso, dalle 13:30 di sabato, quando un fuoco incontrollato, acceso sull’erba secca da chi (6 le persone indagate per incendio colposo nell’inchiesta aperta dalla Procura dell’Aquila) non ha la minima nozione di come si viva la montagna, ha innescato il disastro incendiario più grande mai registrato sulla piana di Campo Imperatore. Basta guardare cosa c’era nell’area di origine del rogo, ora posta sotto sequestro, per giudicare.

Le fiamme hanno risalito la foresta di abeti sopra Fonte Vetica, si sono propagate nella serata di sabato verso Vado di Sole e hanno sconfinato dalla provincia di L’Aquila a quella di Pescara, raggiungendo la faggeta sopra Rigopiano, ridiscendendo pericolosamente il monte Siella e il monte San Vito, verso il canalone della valanga che lo scorso 18 gennaio ha devastato il resort e ucciso 29 persone.

La Bella Addormentata sfregiata per sempre e sotto gli occhi di mezzo Abruzzo: tutta la Val Pescara, fino alla costa, ha visto il fumo sollevarsi per l’intera domenica; poi, con l’imbrunire, a distanza si sono viste anche le fiamme che ridiscendevano velocemente verso valle, verso Farindola. Su quel canalone si sono concentrati gli sforzi dei vigili del fuoco che ieri, dove non potevano i lanci dei canadair, si sono calati con gli elicotteri per presidiare le zone più impervie e impedire che le lingue fiammanti raggiungessero quella massa di alberi secchi, rimasti accatastati dopo la valanga, che avrebbero causato un effetto fiammifero e scatenato un inferno ancora più grande.

Ancora una volta, causa buio, nella notte i lanci dagli aerei sono stati interrotti per riprendere con la luce del secondo giorno di fuoco. Il peggio sembra essere stato evitato: il fronte del fuoco, seppur ancora attivo, sarebbe stato contenuto, ridotto e tenuto lontano dal canale della slavina. A bloccare, saltuariamente, il lavoro dei Canadair ci sono le nuvole, che costringono i mezzi aerei a interrompere i lanci. Quelle stesse nuvole a cui, ora, si chiede di scatenare un carico d’acqua e fare ciò che l’uomo non riesce.

Gli uomini delle istituzioni, invece, nel frattempo si rimbalzano responsabilità e critiche per la gestione dell’evento in corso quando è scoppiato il rogo, la 58° Rassegna degli Ovini: il presidente del Parco del Gran Sasso, Tommaso Navarra, afferma che “non è tempo delle polemiche”, mentre la Camera di Commercio, fiera di aver portato 30mila persone sulla piana, si limita a festeggiare il successo della manifestazione. Di contro, gli ambientalisti della SOA ad attaccare per gli esposti presentati e ignorati, e l’opinione pubblica a sottolineare l’assenza di uomini e mezzi antincendio, giunti sul posto con difficoltà solo dopo ore. Fiato sprecato che non aiuterà, purtroppo, a fermare il disastro.

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