Città Sant’Angelo: imprenditori in crisi pronti allo sciopero della fame

citta_santangeloCittà Sant’Angelo. Strozzati dalla crisi e dal credito negato: gli imprenditori turistici angolani si dicono pronti alla protesta più eclatante pur di trovare il dialogo con le istituzioni: “Non vogliamo elemosina, solo investire per salvare posti di lavoro”.

La crisi non risparmia nessuno, tantomeno il comparto turistico e alberghiero. Una fetta importante dell’economia angolana, che aspetta ansiosamente tutto l’anno per accogliere i turisti attirati dal borgo, dalle colline e dalle spiaggia di Città Sant’Angelo; ma senza capitali per investire e stare al passo con altre località, i vacanzieri si lasciano attrarre da altri lidi. Dopo aver cercato già a fine aprile un incontro con il Prefetto D’Antuono, ora un gruppo di piccoli imprenditori locali è pronto a scendere in piazza per essere ascoltato dalle istituzioni. “Siamo pronti a forme eclatanti di protesta, anche allo sciopero della fame”, dichiara Amedeo Trivellone, titolare dell’hotel Nacalua e promotore dell’appello firmato anche dall’hotel Miramare, il ristorante Poggio del Sol, l’Ekk hotel, l’hotel Amico, l’hotel Torre del Moro e il ristorante Il melograno. Il problema principale da affrontare per gli imprenditori è quello del credito. “Chiediamo semplicemente di essere invitati a un tavolo di concertazione per proporre una serie di misure che possano rendere meno duro il momento di crisi che stiamo attraversando”, aggiunge Trivellone, e precisa: “Non chiediamo l’elemosina, ci mancherebbe, vogliamo semplicemente tutelare l’occupazione delle nostre attività e non essere costretti a licenziare ancora”

Poco rosea la previsione tratteggiata dall’imprenditore: “Abbiamo assistito a una diminuzione del fatturato nell’ordine del 50% in questi ultimi anni, di questo passo, entro il 2012 molti di noi saranno costretti a chiudere e il territorio perderà ulteriormente posti di lavoro. Vogliamo evitare questo, ma abbiamo bisogno di regole più elastiche nella concessione del credito, per investire nelle nostre strutture”. E dopo richieste e solleciti, arriva l’ultimatum: “Entro dieci giorni scenderemo in piazza, incatenandoci sotto la Prefettura e sotto la Regione per chiedere un incontro ai vertici delle istituzioni, iniziando uno sciopero della fame che si protrarrà sino alle estreme conseguenze nel caso in cui non fossimo ricevuti”, conclude Trivellone.

 

Daniele Galli


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