Pescara, ‘Educazione alla Legalità’: l’incontro con il parroco di Scampia

Pescara. Ultimo incontro prima della pausa estiva nell’ambito del progetto ‘Educazione alla legalità’, che coinvolge gli studenti dell’Ipssar De Cecco e del liceo scientifico Da Vinci.

I ragazzi hanno incontrato don Aniello Manganiello, parroco di Scampia e garante del Premio Borsellino, l’associazione che ha collaborato con i due istituti nella realizzazione del progetto, finanziato dal Miur.

La giornata odierna, sul tema ‘Palermo chiama, Pescara risponde’, è stata dedicata in maniera specifica alla vigilia della strage di Capaci nella quale, il 23 maggio di venticinque anni fa, dove vennero uccisi il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e gli uomini della scorta.

Presenti stamane nell’Aula Magna la dirigente scolastica dell’Istituto Alberghiero ‘De Cecco’ Alessandra Di Pietro; il presidente della giunta distrettuale dell’Associazione Nazionale Magistrati Abruzzo, Valentina D’Agostino; il questore di Pescara, Francesco Misiti, e, oltre a Don Aniello Manganiello, anche gli attori Pietro Sparacino, Fabio Di Cocco ed Enza Paterra.

“Giovanni Falcone è stato ucciso perché era temibile per le innovazioni che stava introducendo sia sotto il profilo investigativo nelle tecniche d’indagine, sia come approccio culturale”, ha affermato il procuratore D’Agostino. “Fu il primo a ottenere la collaborazione di informatori, come Tommaso Buscetta, fu il giudice del maxi-processo a 400 affiliati alla mafia che portò a 19 ergastoli e a condanne pesanti. Falcone è stato il primo a compiere il proprio dovere senza voler essere un eroe”.

“Falcone”, ha proseguito Don Aniello Manganiello, parlando tra i ragazzi, “ha pagato con la vita per fare solo il suo dovere, che significa seguire la spinta a fare il bene del Paese e non gli interessi personali. Sappiamo che Falcone è stato tanto contrastato, ogni volta che si profilava un incarico, gli si impediva di assumere compiti superiori ed è stato continuamente bersagliato, e proprio per questo è credibile”.

“Falcone e Borsellino non erano eroi, perché definirli tali significa produrre in noi l’alibi e la convinzione che non possiamo farcela, che non possiamo arrivare a quel livello di coraggio espresso dai due giudici”, prosegue don Aniello. “E invece non è così: a Scampia, quando venni minacciato dalla famiglia Lo Russo, io stesso ho rifiutato la scorta perché volevo vivere le stesse difficoltà della gente della mia parrocchia, non volevo essere un tutelato, perché volevo continuare a fare la mia parte”.

“Nella lotta al pizzo non è la reazione individuale che produce effetti, ma quella collettiva di tutte le vittime, com’è successo a Bagheria o a Ercolano, dove tutti i commercianti insieme sono riusciti a far arrestare gli estorsori”.

La mattinata si è conclusa con l’intervento dell’attore Pietro Sparacino che, con ironia, ha ripercorso la storia della Sicilia, e con gli attori Fabio Di Cocco ed Enza Paterra, che hanno letto dei brani tratti dal libro di Giovanni Falcone ‘Cose di Cosa Nostra’, per poi dare l’appuntamento ai ragazzi con il Progetto di Educazione alla Legalità alla ripresa dell’anno scolastico.

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