Pescara, il porto dimezzato: canaletta ridotta di 50 metri in 7 mesi

portobatimetriefebbraio2012Pescara. Un porto dimezzato: la canaletta utile alle imbarcazioni per entrare e uscire dallo scalo si è ridotta in pochi mesi da 100 a 50 metri. Si stringe il collo del molo e il fondale rasenta i 3 metri: dopo pescatori e traghetti turistici, dal porto dannunziano è pronta a scappare anche l’Api. “A questo punto il progetto del dragaggio è diventato inutile”, tuona il Pd.

Mentre l’Ispra attende le controanalisi ordinate all’Arta e ai laboratori privati per chiarire alla Procura se il fondale della darsena commerciale è realmente inquinato dal Ddt, quindi se il blocco del dragaggio di novembre è giustificato, il porto continua a restringere la sua imboccatura. Si possono fermare le draghe, si può aspettare il corso della burocrazia e delle indagini, ma non il mare con le sue correnti. Come riferito dalle batimetrie effettuate dall’Arta lo scorso 17 febbraio, le correnti discensionali hanno accumulato notevoli quantità di sabbia attorno alla punta del molo nord; il fiume tappato dalla diga foranea non riesce a spingerle al largo, con il risultato che in sette mesi (facendo il confronto con le batimetrie di luglio 2011)  l’area di manovra fra le due banchine nord e sud si è ristretta da 100 a circa 50 metri. Le barche, infatti, riescono a passare in sicurezza solo su un fondale alto almeno 3 metri, tracciando la rotta su una linea che si attesta su quella profondità: ma se il fondale basso avanza dal molo verso il centro della canaletta i pescherecci hanno sempre meno spazio di manovra per non rischiare di rompere le eliche o, peggio ancora, rimanere incagliate. E con il vento o il mare mosso il rischio di incidenti diventa ordine del giorno.

Le ordinanze della Capitaneria di Porto che tengono il porto semichiuso fanno il paio con la paura degli imprenditori di avvicinarsi allo scalo; così dopo i tanti armatori che cercano di emigrare verso Ortona e Vasto e la disdetta della Snav del collegamento turistico con la Croazia, anche il commercio petrolifero si prepara ad abbandonare Pescara. L’impresa Di Properzio, che già dallo scorso anno è stata costretta a tenere le petroliere che la riforniscono fuori dalla darsena commerciale e ad attrezzare una bettolina per scaricare il gasolio a terra, ora teme che l’Api, la grande multinazionale del petrolio, salpi definitivamente le ancore: “Neanche la piccola chiatta che fa la spola dalle petroliere al molo di levante ormai naviga più in sicurezza”, ha riferito Leonardo Costagliola, il pilota del porto, nel corso di una conferenza stampa tenuta stamattina dal gruppo consiliare del Pd.

E’ il vice capogruppo Enzo Del Vecchio a fare il drammatico punto della situazione: “Tre anni di immobilismo hanno portato al risultato che se pur si riprendesse adesso il dragaggio così come progettato a novembre 2011 si porterebbe il fondale ad appena 4 metri scarsi”. Tesa la polemica contro il commissario straordinario Guerino Testa: “La sua gestione è stata un fallimento totale”, incalza Del Vecchio, “la sua attesa di una soluzione da parte dell’Ispra come un miracolo è solo un palliativo è non un risultato reale. Ormai Testa ha dimostrato di non avere la situazione in pugno: si dimetta e venga sostituito da un professionista capace”. Come già fatto più volte, il Pd spande a tutto campo l’invito ad un’assunzione di responsabilità, dall’amministrazione Mascia fino al presidente della Regione Gianni Chiodi: “Il porto di Pescara è di competenza regionale, per cui Chiodi intervenga immediatamente”, afferma il capogruppo Moreno Di Pietrantonio. Alla Regione, poi, viene ribadita dal gruppo democratico la richiesta avanzata in quella che è stata definita “Vertenza Pescara”: destinare 25 milioni di fondi Fas al dragaggio: “E non è vero che Pdl di Comune e Regione hanno già destinato 20 milioni al porto pescarese”, replica Del Vecchio al capogruppo rivale Lorenzo Sospiri, “lui parla dell’Intesa generale quadro sulle infrastrutture, ma non c’è nessuna copertura finanziaria per quella delibera di Giunta regionale”. “Solo un intervento urgente con dei fondi certi e massicci possono risolvere il dramma del dragaggio”, conclude alzando la voce il Pd.

 

Testa ribatte: “La polemica politica non mi interessa”. Alle accuse di inefficienza del consigliere Del Vecchio risponde seccato il commissario straordinario Guerino Testa: “Ho sempre detto che la polemica politica non mi interessa, ho sempre lavorato per liberare i fondali del porto di Pescara dalla sabbia che impedisce ai pescherecci di muoversi e se i lavori di dragaggio sono stati bloccati non è per mia responsabilità, ma è stata un’inchiesta della magistratura ad imporre lo stop”.

Il presidente della Provincia tenta di difendersi dall’ennesimo attacco protestando contro i ritardi dell’Ispra per la consegna dei risultati delle analisi dei sedimenti del porto. “Sono ancora in attesa di avere una risposta ufficiale dall’Ispra”, aggiunge, “in relazione alle analisi effettuate sul materiale da dragare nella darsena e solo dopo potrò assumere decisioni. Nell’attesa sto comunque continuando a lavorare, senza sbandierare ai quattro venti l’attività svolta. Se il Pd dispone però di percorsi alternativi, immediati e risolutivi per il porto ben venga, sono prontissimo ad accogliere qualsiasi ipotesi, anche promuovendo un confronto pubblico, ma ricordo che l’ultima occasione di dibattito promossa dalla Confcommercio è stata snobbata da tutti”.

 

Daniele Galli


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