Pescara, tariffe impianti sportivi: la versione ‘non istituzionale’ dei protagonisti

alessiafolgoreAl di là della discussione politica, tra chi, a turno, osteggia o difende l’operato governativo; oltre le “inesattezze, imprecisioni e le affermazioni infondate”. Tralasciando i giudizi sulla valenza di un evento internazionale rispetto alla partita della più bassa categoria dilettantistica, il giudizio più ponderato sui costi dello sport è attribuibile a chi per fare sport presta impegno e sacrificio economico: le centinaia di società sportive operanti nel territorio cittadino.

Calcio, basket, pallavolo, atletica, pallamano e tante altre discipline ancora sono sorrette dall’esborso sempre più personale di tante ma, sempre più una ristretta cerchia di persone che scelgono, con gli sponsor sempre più barricati dietro quel “c’e la crisi, mi dispiace”, di cacciare dalle proprie tasche centinaia di euro al mese per poter disporre di campi per gare e allenamenti, oltre che fornire ai propri atleti attrezzature tecniche e sanitarie: il minimo indispensabile per poter “giocare” e non scendere in campo sperando di uscirne senza troppe ferite.

Centinaia di società che usufruiscono degli impianti comunali pagando regolare tariffa; una scelta, certo, nessuno li obbliga a spendere per fare dare due calci ad un pallone o correre su una pista rossa, se non quello spirito di sana aggregazione e di associazione che contraddistingue ogni società civile e per il quale ogni amministrazione si è sempre detta ‘pro’, da qualunque lato dell’Assise parli. In sostanza, come giustamente dice l’assessore Ricotta, a Pescara non c’è società professionistica, esclusa quella del Delfino, che gioca per incassare; tante invece quelle che pagano per racimolare qualche ora di divertimento e, se meritato, un titolo di gloria sportiva dilettantistica. E tante sono, ovvero tutte, quelle che, seppur non professionistiche, da questa mattina si sono recate nell’Ufficio sport del Comune per pagare le regolari tariffe per continuare a fare sport anche nel 2012. E queste, stavolta smentendo l’assessore Ricotta, hanno dovuto pesantemente fare i conti tutte e ugualmente con quell’aumento del 23 per cento. La testimonianza è di Alessia Morelli, presidente dell’A.s.d Folgore Pescara, società calcistica di Terza Categoria: “Un allenamento sulla terra brulla del campo di Rampigna”, afferma, “da oggi mi costa 20,57 euro, mentre fino al 31 dicembre costava 16,94. Altro che aumenti al massimo di 1 o 2 euro”. L’aumento, riferito ad una categoria fra le più basse in attività, è di ben 3,63 euro. Facendo dunque i conti in tasca ad una piccola società, dando ascolto al portafoglio della presidente Morelli e non alla voce dell’amministratore o dell’oppositore, un mese di allenamenti (2 allenamenti a settimana) costa, da oggi, 29,04 euro in più. “Una gara arriva a costare fino a 7 euro in più”, commenta la giovane dirigente.
Quel 23 per cento di aumento, in sostanza, tocca a tutte le squadre, dalla Serie B a quella dell’oratorio. Altrettanto vero che “non c’è una sola società sportiva che a Pescara pagherà 100 euro per un palazzetto o un campo”, ma un breve conteggio, riscontrabile con le tabelle allegate e scaricabili con un clic (stralcio del vecchio tariffario e del nuovo – allegato alla delibera di Giunta n°128 del 17/02/2011), dice che “un mese fatto di 8 allenamenti e 2 gare interne costa circa 230 euro”, spiega ancora Alessia Morelli, “contro i meno di 190 euro che pagavamo prima degli aumenti”. Una stagione-tipo di 9 mesi di attività, pertanto, costa 2047 euro, contro i 1677 imposti dalle vecchie tariffe. “Ha ragione l’assessore, nessuno pagherà 100 euro in più, ma quasi 400” conclude sarcasticamente la presidente della Folgore Pescara.

 

Daniele Galli


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