Pescara, inchiesta Ato: Cordoma dichiara la sua estraneità ai fatti

cordomaPescara. Ha creato non poco scalpore l’inchiesta denominata “Il partito dell’acqua”, che ha portato ieri il sostituto procuratore della Repubblica di Pescara ad emettere 18 avvisi di garanzia. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di peculato, corruzione, abuso d’ufficio, falsità in atti pubblici, falsità ideologica, distruzione di documenti, truffa ai danni dello Stato.

I fatti risalgono al 2007 e le indagini, condotte dalla Digos della Questura di Pescara, hanno fatto accertato un ingente danno economico erariale ai danni dello Stato determinato dalle condotte criminose consistenti nell’utilizzo improprio di risorse economiche e strutturali dell’ente Ato per fini propri. Tra gli indagati, oltre all’allora presidente dell’Ato Giorgio D’Ambrosio (che era parlamentare del Pd), alcuni dirigenti e dipendenti, componenti del Consiglio di amministrazione dell’Ato come l’ex sindaco di Francavilla, Roberto Angelucci, e l’attuale sindaco di Montesilvano Paquale Cordoma.

Proprio quest’ultimo dichiara, in una nota, che la vicenda lo coinvolge “in modo marginale, solo per aver fatto parte del Cda dell’ente, in poco più di due mesi, alla fine del 2007.

Proprio in una seduta del Consiglio di amministrazione è stata votata la delibera, in cui mi si accusa di falso ideologico e abuso d’ufficio, due capi di imputazione di cui sono totalmente estraneo, visto che chi avrebbe manomesso o falsificato l’atto in questione, all’interno della segreteria dell’Ato, non ha coinvolto certo il sottoscritto. Sono sereno e mi dichiaro totalmente estraneo ai fatti, pertanto auspico al più presto che il tutto venga archiviato”.

 

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