Pescara, sostanze mortali bloccano il dragaggio. Pescatori pronti a nuova protesta. Arta sotto accusa

porto_poliziaPescara. Il ‘giallo’ del dragaggio continua, dopo il sequestro effettuato da Finanza e Carabinieri alla draga Gino Cucco, poche ore dopo l’inizio del tanto atteso scavo dai fondali della darsena commerciale del porto. Costretti, dunque, ad aspettare ancora, gli operatori marittimi, che oggi hanno incontrato il commissario Testa minacciando cassa integrazione e nuove eclatanti proteste. Ma il Procuratore de L’Aquila tuona: “Ci sono sostanze mortali: il porto rimane chiuso”. E intanto piovono i dubbi sull’operato dell’Arta.

“Ci sono delle sostanze addirittura mortali dentro questa roba. E che facciamo, le mettiamo in giro per fare presto? No. Finché il dragaggio è fatto senza eliminare queste porcherie, purtroppo non possiamo andare avanti”. Le parole perentorie, all’indomani del sequestro della Gino Cucco, è il procuratore antimafia de L’Aquila Alfredo Rossini, che ai microfoni del Tg3 Abruzzo ha commentato l’inchiesta che ha portato i sigilli alla draga e al contestuale invio di tre avvisi di garanzia per tentato smaltimento di rifiuti inquinanti. “La situazione per quanto riguarda il dragaggio del porto di Pescara sarà sbloccata quando sarà risolto il problema di eliminare i fanghi inquinati”, ha spiegato il magistrato, che senza mezzi termini ha precisato: “Finché dalla draga usciranno fuori materiali inquinanti non sarà possibile procedere alle necessarie opere. Questo blocca il porto di Pescara e ciò mi dispiace molto”. Già, dispiace a lui ma ancor di più dispiace ai tanti operatori marittimi, pescatori e portuali che da troppi mesi aspettano di riprendere a lavorare, e che a giugno scorso arrivarono alla guerriglia urbana per manifestare l’intolleranza verso un’empasse burocratica che ha prima messo in ginocchio loro e poi portato alla chiusura dello scalo portuale. Gli stessi che oggi si sono recati dal commissario straordinario per l’emergenza-porto Guerino Testa, e chiesto di incontrare il prefetto Vincenzo D’Antuono per di avere spiegazioni su questo  ennesimo stop e per ribadire che “dopo 8 mesi di lavoro del commissario arriva l’ennesima beffa. Per noi non è più possibile andare avanti così perché andiamo in mare mettendo a rischio la nostra vita e lavoriamo per pagare i danni alle imbarcazioni provocati dai fondali insabbiati del porto. Come e’ possibile – si chiedono – che lo Stato faccia guerra allo Stato? Qui c’e’ qualcosa sotto”. Dopo il blocco dei lavori imposto dal sequestro i pescatori stanno pensando a nuove forme di protesta: “Lavoreremo durante le feste ma poi ci fermeremo e legheremo le barche e ci metteremo in cassa integrazione”, hanno detto oggi. Intanto Testa ha annunciato che giovedì alle 14 sarà a Roma per un incontro con la Protezione civile proprio sul dragaggio. “Si sta ipotizzando di seguire altre vie, accantonando l’ipotesi dello scarico a mare”, ha detto il commissario, “Si può pensare, quindi, all’utilizzo di discariche dove conferire il materiale, ma se questa strada si dimostrerà perseguibile sarà necessario trovare i fondi, magari quelli derivanti dalle economie degli interventi sul Gran Sasso”. “Non e’ opportuno piangerci addosso, dobbiamo andare avanti capendo come si possono ottimizzare i tempi”, ha concluso.

 

La motonave ‘Gino Cucco’, la draga più grande d’Italia, che doveva prelevare oltre 72mila metri cubi di materiali accumulati nella darsena per sversarli a mare in un sito individuato dall’Ispra, è stata, dunque, posta sotto sequestro da parte dei carabinieri del Noe e della Guardia di Finanza, su disposizione del gip Marco Billi del Tribunale dell’Aquila. Per il Noe quel materiale e’ inquinato da pesticidi e Ddt, contrariamente a quanto sostenuto dall’Arta, l’Agenzia regionale di Tutela ambientale che si e’ occupata dei prelievi. E proprio sull’Arta si concentrano adesso i principali riflettori della critica, a cominciare da quella politica: “Non posso assolutamente pensare che l’Arta sistematicamente sbagli tutte le analisi che svolge sul Porto di Pescara”, sostiene il consigliere comunale Pd Enzo Del Vecchio. È stato proprio il democratico, ieri, a lanciare per primo la notizia dell’arrivo dei militari sulle banchine del porto, mentre oggi ipotizza: “i Carabinieri, evidentemente per conto della Procura della Repubblica, hanno commissionato, simultaneamente all’Arta, analisi su alcuni campioni di materiale prelevati ed hanno riscontrato la presenza di Ddt e pesticidi. Fin qui nulla di anormale se si considera che l’Arta ha proceduto a svolgere analisi su ben 53 campioni prelevati nella darsena e riscontrando su alcuni di essi la presenza di idrocarburi. Risultati che hanno successivamente determinato, da parte dell’Ispra e del Ministero dell’Ambiente, di circoscrivere l’azione di dragaggio solo a quell’area della darsena i cui risultati delle analisi hanno dato esito negativo alla presenza di sostanze inquinanti. Allora come prima cosa sarebbe importantissimo conoscere a quali punti si riferiscono le controanalisi commissionate dalla Procura della Repubblica. Certamente sarebbe drammatico dover apprendere, casomai, che quelle analisi si riferiscono e coincidano con quelle dell’ARTA ma, purtroppo, riguardano altre zone della darsena, cioè quelle non interessate dal dragaggio. E se la storia si ripete sarebbe altresì drammatico apprendere, casomai, che anche il tecnico ed il laboratorio a cui la Procura della Repubblica dell’Aquila si è rivolto siano gli stessi che si sono occupati della vicenda del ripascimento del litorale sud di Pescara. Nell’auspicare che la Procura della Repubblica dell’Aquila possa dare in tempi brevissimi una soluzione all’incredibile vicenda che la Città di Pescara è chiamata nuovamente a sopportare non possiamo non evidenziare come il provvedimento di sequestro sia avvenuto a così stretto giro dall’avvio dei lavori da non pensare che non fosse già pronto da qualche giorno. E se così fosse non riusciamo a comprendere perché far avviare i lavori di dragaggio per poi, immediatamente, disporne la sospensione con le inevitabili conseguenze economiche negative che si andranno a determinare anche e soprattutto in questo momento di crisi”.

 

Domande alle quali Mario Amicone, direttore generale dell’Arta Abruzzo risponderà in conferenza stampa alle 10:30, affiancato dal direttore tecnico Luciana Di Croce e i dai dirigenti dei distretti provinciali di Chieti, L’Aquila e Pescara, che hanno eseguito le analisi dei fanghi.

 

Daniele Galli


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