Pescara, ripascimento riviera sud: il sindaco sulla sospensione dei lavori. Ma scoppia la protesta per il Luna Park

pescara_albore_mascia_ripascimento_sudPescara. “L’amministrazione comunale di Pescara ha scelto di sospendere i lavori di ripascimento della riviera sud per rispetto nei confronti dell’opera di indagine che la Magistratura sta svolgendo, pur disponendo delle analisi dell’Arta che ci avevano rassicurato circa la buona qualità di quel materiale e della certificazione con la quale il Nucleo Operativo ecologico dei Carabinieri ha dichiarato quello stesso materiale rifiuto non pericoloso”. Lo ha dichiarato il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia nel corso della conferenza stampa odierna convocata per fare il punto sulla vicenda del ripascimento sul lungomare sud. Presenti anche gli assessori all’Ambiente Isabella Del Trecco e al Turismo Barbara Cazzaniga, il Dirigente dei Lavori pubblici Fabrizio Trisi e il Presidente del Consorzio Imprese Balneari dell’Adriatico (Ciba) Riccardo Ciferni con alcuni balneatori di Porta Nuova, tra cui Andrea Lancia dello stabilimento La Mila, Clea Rocco, di Lido 186, e i titolari di Coralba e Tramonto.

“Il 27 dicembre 2010 – ha detto il sindaco Albore Mascia ripercorrendo brevemente l’intera vicenda del ripascimento – la Regione Abruzzo ha formalmente erogato il fondo destinato a finanziare il ripascimento del litorale di Porta Nuova, 150mila euro complessivi, destinati al tratto di lungomare compreso tra Fosso Vallelunga e il confine con Francavilla al mare. Un finanziamento che in realtà aveva escluso dall’intervento tutto il tratto precedente, compreso tra piazza Le Laudi e Fosso Vallelunga, le cosiddette vasche 4, 5 e 6, dove insistono concessioni che ugualmente soffrono per 18 anni di erosione, ma che pure non erano rientrate nelle opere da finanziare. A quel punto la stessa amministrazione comunale ha deciso di intervenire con fondi propri e infatti per la prima volta in assoluto abbiamo previsto in bilancio un capitolo ad hoc per interventi a difesa della costa, 50mila euro iniziali, poi divenuti 80mila euro, sufficienti per permetterci di prevedere il ripascimento anche nel tratto escluso dalla Regione di cui abbiamo deciso di farci carico personalmente. Nel mese di gennaio scorso l’assessore all’Ambiente Isabella Del Trecco ha effettuato una riunione con una folta delegazione dei balneatori, per  illustrare la decisione, ufficializzare la disponibilità del fondo e l’avvio delle procedure per decidere quale metodologia adottare. Due le ipotesi al nostro vaglio: prendere la sabbia dalla Madonnina, sabbia che in questo caso sarebbe stata trasportata a sud con i camion, procedura dinanzi alla quale però i balneatori stessi hanno storto il naso, perché sarebbe stata molto costosa, riducendo automaticamente la quantità di sabbia  da prelevare e riversare sul litorale. L’ipotesi alternativa, subito accolta e sostenuta dagli stessi operatori, era esattamente quella che abbiamo visto, ossia approfittare della proposta della Camera di Commercio che aveva la necessità di dragare il porto turistico e, sparare quella sabbia dragata direttamente sulla nostra spiaggia sud, una procedura che ci avrebbe permesso di portare sulla battigia ben 35mila metri cubi di materiale, ipotesi ovviamente presa in considerazione dopo che l’Arta ci ha fornito e consegnato i risultati delle analisi dei campioni prelevati dal porto turistico e che ci hanno sempre attestato la buona qualità di quel materiale. L’amministrazione comunale ha effettuato la gara d’appalto, vinta dalla ditta Rossi Renzo Costruzioni di Marcon in provincia di Venezia, e a quel punto abbiamo deciso di dividere l’appalto in due. O meglio: chiusa la gara d’appalto, prima di procedere con l’affidamento delle opere, l’amministrazione comunale, che deve rispettare le normative in materia di appalti pubblici per gli Enti pubblici locali, avrebbe dovuto attendere trenta giorni prima di iniziare, ossia il tempo necessario oggi stabilito tra un appalto e il suo affidamento definitivo per consentire ad altre ditte per impugnare eventualmente una gara. Per guadagnare tempo la Camera di Commercio ha deciso di affidare la propria parte di opere subito alla stessa Azienda di Venezia, nell’attesa che anche il Comune potesse operare, e di iniziare proprio perché la Camera di Commercio non deve sottostare ai nostri tempi. Lo scorso 29 aprile sono partiti i lavori, prima con l’accumulo di una parte della sabbia nella spiaggia libera antistante il centro Paolo VI, per creare una scorta di sabbia alla quale attingere in caso di emergenza nel corso dell’estate, poi procedendo verso sud, con la messa in sicurezza dell’area di cantiere da parte della Capitaneria di porto. Già dall’apertura del cantiere abbiamo però registrato un  interessamento di diversi Organismi giudiziari, supponiamo in seguito a esposti di cui ci riserviamo di verificare gli autori: il Noe, ad  esempio, ha effettuato vari sopralluoghi, prelevando campioni, e suggerendo l’utilizzo di teloni impermeabili da frapporre tra la nuova sabbia e quella vecchia. A fine maggio sono però arrivati i cinque avvisi di garanzia destinati, tra l’altro, al Direttore del Marina di Pescara, al Direttore dei lavori, e alla ditta stessa, accusati addirittura di disastro ambientale. Contestualmente la magistratura ha ordinato la ripetizione delle analisi sul materiale dragato, analisi poi spedite in istituti del nord ed esaminate alla presenza di un Ctu, un perito di parte, nominato dal Marina di Pescara, e di fatto ancora oggi siamo in attesa di conoscere l’esito di quelle analisi. Nel frattempo – ha proseguito il sindaco – l’amministrazione ha avuto l’onere di dover decidere come comportarsi, cosa fare, perché la Procura non ha mai posto sotto sequestro il cantiere, ma proprio il provvedimento adottato dagli Organismi giudiziari ci ha suggerito un atteggiamento cauto e di rispetto nei confronti del lavoro svolto dalla magistratura, procedendo con l’immediata sospensione temporanea dei lavori di ripascimento, decisione assunta intorno al 27 maggio. Lo ripeto: i lavori non sono stati fermati perché sapevamo che la sabbia era inquinata, per un sequestro disposto dalla Procura. Piuttosto sono stati fermati per rispetto nei confronti del lavoro della magistratura, sperando in una rapida conclusione della vicenda che magari ci permettesse di completare l’intervento. Nel frattempo però i giorni sono trascorsi, l’esito delle analisi non sono state ufficializzate e siamo arrivati al primo giugno, giorno dell’inizio della stagione balneare, quando la normativa vieta qualunque tipo di intervento sulla spiaggia sino alla conclusione della stagione stessa a settembre. E a quel punto la sospensione temporanea è divenuta definitiva, ma ancora una volta non perché la sabbia fosse inquinata, ma piuttosto solo perché siamo entrati nella stagione balneare. L’amministrazione comunale tramite il dirigente del Servizio Demanio, ha ordinato al Marina di Pescara di rimuovere i cinque cumuli di sabbia ancora depositati sulla battigia, dopo che la ditta Rossi Renzo Costruzioni ha smantellato il cantiere togliendo le condotte utilizzate per sparare la sabbia sulla spiaggia. Il Marina di Pescara, che per noi è competente per quel tratto di cantiere, ha deciso di non ottemperare, e a quel punto è intervenuto il Comune con l’obiettivo di restituire al più presto la spiaggia ai legittimi concessionari balneari che dovevano ancora attrezzare la propria area di competenza. E le operazioni si sono concluse alle 4.50 di sabato mattina. Oggi abbiamo ritenuto necessario ripercorrere la vicenda per rassicurare i fruitori e gli utenti della riviera sud. A oggi non abbiamo una sola carta, né documento, che ci dicano che quella sabbia che abbiamo sparato sull’arenile depositandola in cumuli fosse inquinata. L’Arta ci ha attestato la sua buona qualità e gli  stessi Noe, indicandoci la via per smaltire senza problemi quel materiale, ha certificato, nero su bianco, che quella sabbia era considerata come rifiuto non pericoloso, ossia rifiuto, divenuto tale perché abbiamo deciso di disfarcene, non pericoloso’ossia non inquinato, tanto che ci è stato attribuito un codice Cer pari a 17 05 04, ossia terra e roccia, ovvero sabbia, non contenente elementi pericolosi per la salute dell’uomo. Dunque – ha ribadito Albore Mascia – il nostro intento oggi è quello di restituire forza ai nostri concessionari balneari di Porta Nuova che mai si sono persi d’animo di fronte alle difficoltà che da anni li vedono, loro malgrado, involontari protagonisti. Ai balneatori chiediamo di lavorare con serenità, ai cittadini ribadiamo che a oggi non sappiamo ancora cosa sia accaduto a quella sabbia che l’Arta ci aveva certificato come materiale di buona qualità. Ma non abbiamo documenti che ci attestino la presenza di materiale inquinante. Ora la Magistratura potrà seguire il proprio iter, ma intanto su Porta Nuova dovrà decollare la stagione balneare, con il supporto e il sostegno proprio dei nostri utenti che a questo punto non devono né possono nutrire dubbi o sospetti, non devono dare ascolto a voci di corridoio che in questo caso non possono mai essere accertate né verificate, ricordando che proprio grazie all’utilizzo di teli la sabbia nuova non ha avuto contatti con quella preesistente. I nostri balneatori potranno contare sul pieno sostegno dell’amministrazione comunale per affrontare qualunque tipo di disagio e per supportare l’avvio della stagione. Ovviamente mi aspetto un quesito, ossia perché abbiamo rimosso i cumuli se la sabbia non era inquinata, domanda avanzata strumentalmente anche da qualche consigliere comunale di centro-sinistra che in realtà, quando il 27 aprile abbiamo iniziato il ripascimento, non ha lesinato critiche verso tale procedura, ma ovviamente oggi tenta di cavalcare il consenso popolare sfruttando, magari, la rabbia o comunque la delusione dei nostri balneatori che sarebbe anche giustificata oltre che scontata. Ebbene a quella domanda rispondo in modo chiaro: forse per la mia professione d’avvocato e per una mia personale convinzione che è stata condivisa con gli uffici tecnici e con tutta la maggioranza, io ritengo che quando un Organo giudiziario interviene su una vicenda, da parte dell’Ente pubblico in qualche modo interessato debba esserci un atteggiamento di massima collaborazione, ma soprattutto di rispetto per quegli Organi inquirenti che puntano esclusivamente a fare chiarezza per tutelare i cittadini e spesso si trovano a lavorare tra mille difficoltà. Proseguire il ripascimento del litorale, così come rifiutarsi di togliere i cumuli, a fronte di un’indagine, avrebbe avuto il sapore di una sfida tra Istituzioni che non intendo sposare né condividere, specie quando si parla di eventuali problemi ambientali, con i quali non si scherza, perché su quella spiaggia ci sono famiglie, bambini. Dunque, pur non disponendo di carte e certificazioni, abbiamo operato in ogni modo e quanto più celermente possibile per garantire su quel litorale il ripristino della situazione pre-ripascimento. L’amministrazione comunale, in piena sintonia con i balneatori che abbiamo costantemente informato, ha deciso di assumere una condotta di rispetto, di collaborazione, certi che la Procura saprà fare chiarezza rapidamente sul caso”.
“Oggi era necessario dare una certezza e tranquillità agli operatori della riviera sud e ai fruitori della riviera di Porta Nuova – ha detto il presidente Ciba Ciferni -. Fruitori che devono e possono frequentare quella fetta di lungomare. Troppo spesso i protagonisti della vita politica di Pescara non fanno o non vogliono fare il bene della città, troppo spesso si grida senza avere documenti. Pescara è una città dinamica, che deve avere lo Stadio del Mare, deve avere una spiaggia fruibile, deve avere parcheggi, agendo sempre all’interno delle regole e delle norme. Se oggi Pescara dev’essere il faro economico dell’Abruzzo, spetta alle Istituzioni far sì che quel faro sia sempre più luminoso. La spiaggia di Pescara va tutelata e in tal senso è auspicabile anche che, se ci sono i tempi, prima si concluda la stagione balneare e solo dopo si eseguano i lavori di dragaggio del porto canale”.

Polemica per il Luna Park nella riviera sud. Nel pomeriggio scoppia una nuova polemica: alcuni balneatori di Fiba.Confesercenti hanno scritto ad Albore Mascia per dire no al Luna Park nella zona sud dellla riviera. “Le scriviamo affinché si faccia carico delle esigenze degli stabilimenti balneari di Pescara Sud ed impedisca l’eventuale installazione del luna park in quella zona già colpita da disagi e ritardi amministrativi. Una serie di eventi, non da ultimo il grave ritardo sui lavori di ripascimento – scrivono i balneatori di Fiba-Confesercenti – ha ridotto notevolmente i margini operativi delle aziende, con gravi danni di immagine per le imprese stesse. Abbiamo scritto nei giorni scorsi all’assessore al Turismo della Città di Pescara, sollecitando l’inserimento di Pescara Sud fra gli eventi estivi di richiamo al fine di recuperare l’immagine e la visibilità del litorale più colpito. Non abbiamo ricevuto alcuna risposta, ma al tempo stesso abbiamo appreso che si sta pensando al posizionamento di un luna park nei pressi del teatro D’Annunzio. Questa ipotesi è assolutamente da respingere, non solo perché chiuderebbe al parcheggio un’area vitale per i clienti, ma soprattutto perché il luna park porta con se disagi non da poco come denunciato negli anni passati”. Da qui la decisione di scrivere al sindaco Albore Mascia ed al vicesindaco Berardino Fiorilli per chiedere di sostenere le ragioni delle imprese balneari.

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