Pescara, truffe agli anziani: arrestata famiglia rom. I proventi in ‘lusso’ e usura

spinelliloretaPescara. Una banda ‘rosa’, 5 donne, tutte di etnia rom, specializzate nei furti con raggiro ai danni di persone anziane. Abiti civili e parlata pulita, ma per non farsi riconoscere partivano dalla base pescarese per colpire, quotidianamente, fuori provincia e regione. Un business familiare, quello degli Spinelli, che fruttava l’agio di una villa full-comfort e macchinoni: il maltolto aglii anziani veniva riciclato in usura dal capofamiglia.

Base Pescara, obiettivi le provincie di Roma, Ancona, Campobasso, Benevento, Isernia, Foggia. Una banda al femminile, donne rom dalla consolidata carriera criminale, radicate nel capoluogo adriatico sotto l’egida della nota famiglia Spinelli. Specializzate nel raggiro di persone anziane finalizzato al furto in appartamento, seguendo quel copione che ormai attanaglia l’Italia come uno dei reati più cattivi, spesso perpetrato ai danni di malati e disabili. Fingersi assistenti sociali, medici, amici di figli o nipoti, addetti di enti pubblici o di ditte fornitrici di gas e luce per guadagnarsi l’accesso alle case e alla fiducia degli anziani malcapitati non bastava più. Depredata Pescara, città troppo abituata ad individuare le caratteristiche del rom stanziale, occorreva spostarsi fuori. Le donne, in formazione alternata, si sono spinte fino a San Severo (Fg) o Chiaravalle (An), in trasferte anche quotidiane, dimostrando una capacità delinquenziale impressionante. E per nascondere le proprie origini rinunciavano anche ad indossare le tradizionali lunghe gonne, collane, anelli e orecchini aurei vistosissimi, sciogliendo le folte chiome corvine dal solito toupet raccolto nella pinza di plastica. Addirittura, si impegnavano a camuffare la parlata e la cadenza zingaresca, pronunciandosi in un italiano più pulito possibile.

Sono finite comunque in manette, dopo l’indagine della Squadra Mobile di Pescara guidata da Pier Francesco Musiana, su ordinanza del Gip Guido Campli, richiesta dal Sostituto Procuratore Valentina D’Agostino. L’indagine, portata avanti dal sostituto commissario Mauro Sablone, è partita il 26 marzo 2010, con l’arresto di Italo Ercolani, ricettatore napoletano spesso in visita a Pescara per acquistare da Umberto Spinelli, il capo della famiglia sgominata all’alba di questa mattina, oggetti in oro frutto di furti e rapine. Un arresto avvenuto in un periodo in cui nella zona pescarese si rilevava un grosso incremento di furti in abitazione, perpetrati proprio con la mossa del finto assistente sociale e numerosi varianti simili. Intercettazioni telefoniche e rilevazioni Gps hanno fatto scoprire l’organizzazione familiare e il suo campo esteso a più ampio raggio. Come ha spiegato Muriana, le donne venivano mandate in prima linea dal capofamiglia, perché più adatte al rapporto con l’anziano ma anche perché in grado di far leva, in caso di arresto, sui benefici penali spettanti al gentil sesso. Strumenti dunque, ma ben addestrati e organizzati.

Ben 13 gli episodi accertati, riconducibili alle 5 rom, agenti per zone assegnate o con il supporto di associate locali; ad essere arrestate per associazione a delinquere  finalizzata alla commissione di furti in appartamento sono:  Nella Spinelli, pescarese di 38 anni, la mente e la più esperta del gruppo ‘rosa, già rinchiusa nel carcere di Teramo al momento della notifica del provvedimento per scontare un cumulo di pena di 9 anni per reati di stesso stampo; Giovina Spinelli, 39enne pescarese moglie del capofamiglia Umberto; Elisa Spinelli, 48enne si Sant’Omero (Te) residente a Città Sant’Angelo;  la riminese Lucia Guarnieri, 43enne residente a Giulianova; Loreta Spinelli, pescarese del ’66 ma residente a Vasto (Ch). Sono loro ad essere state intercettate mentre riferivano telefonicamente agli autisti complici, quasi sempre uomini, di aver “quasi finito la cura”, per intendere che il colpo era quasi completato e l’autista poteva avvicinarsi per la fuga finale; oppure mentre si consultavano direttamente col capofamiglia chiedendo il valore del bottino raccolto. Colpi che, singolarmente fruttavano dalle poche centinaia di euro in contanti e oggetti, fino circa 20mila euro. “Non lasciavano niente”, ha spiegato Sablone in conferenza stampa stamane, “abbiamo perfino dovuto restituire una dentiera ad un signore”. Tutto materiale recuperato nel corso dei 13 colpi scoperti in questi mesi per flagranza, casi in cui le donne venivano scoperte indossare le ‘divise’ da lavoro sotto le lunghe gonne tradizionali, pronte ad agire, o per denuncia dei colpiti; raramente, però, le denuncie venivano effettuate o le individuazioni fotografiche hanno ricondotto ai colpevoli, proprio per la scarsa capacità cognitiva che contraddistingue gli anziani, quella sulla quale fanno leva queste ‘specialiste’.

I proventi in lusso e usura. Il sodalizio degli Spinelli, secondo l’indagine della Polizia conclusa con gli arresti di questa mattina, si completava con il versamento del contante o del ricavato dalla ricettazione dei gioielli rubati, nelle tasche di Umberto, il capo, 60enne di Fossacesia (Ch) ma residente a Pescara. Lui, come gli altri componenti della famiglia, risultavano ufficialmente disoccupati; ma è stato arrestato questa mattina all’interno di una villa di via Fonte Romana, antistante l’ospedale pescarese. Una ‘disoccupazione’ che gli permetteva (come testimonia il video in basso) di possedere arredamenti di lusso, numerosi cellulari di ultima generazione, tv al plasma e lcd, una Volkswagen Golf e una Mercedes Classe E del valore di 50mila euro, come ha riferito Dante Cosentino, vicecapo della Mobile che  ha coordinato gli arresti all’alba di oggi. Lo Spinelli, vecchia conoscenza della polizia, è accusato di gestire un giro di usura, concedendo prestiti a strozzo anche grazie al flusso di denaro garantito dal lavoro delle donne, sue nuore e figlie. L’indagine è ancora aperta, ma è già stato accertato lo ‘strozzo’ di un uomo, al quale erano stati prestati 2mila euro per poi pretenderne entro due mesi ben 9mila. L’uomo, dopo essere stato costretto a cedere la propria auto allo Spinelli, dietro minaccia di morte ricevuta dallo stesso strozzino, si è messo in salvo trasferendosi fuori provincia. Ma, come specificato da Muriana, la perquisizione della villa di via Fonte Romana ha prodotto elementi e documentazione che riconducono le mani di Spinelli al collo di altri soggetti.

 

Arrestato anche il figlio: un finto lavoro evadere dagli arresti domiciliari. Sempre questa mattina, è stato tratto in arresto nella stessa villa Vincenzo Spinelli, figlio 36 di Umberto e Giovina: l’accusa a suo carico è quella di falso in atti destinati all’Autorità Giudiziaria. Già agli arresti domiciliari per rapina in abitazione, si sarebbe finto impiegato presso una ditta locale, producendo un certificato fasullo con la complicità dei genitori e di un imprenditore (denunciati a piede libero), in modo da assentarsi dal domicilio.

 

I consigli per prevenire le truffe. Reati “odiosi” sia per il cittadino che per la polizia: sono i vertici della Mobile, Muriana e Di Blasio a scagliarsi contro “i vigliacchi che colpiscono i più deboli: anziani, disabili, malati allettati, donne indifese”; fuori dai denti i vertici della polizia pescarese non si trattengono dall’ammettere che, al confronto con chi raggira queste persone, ci mettono un pizzico di “cattiveria” in più nel condurre le indagini. Se il metodo è tanto conosciuto quanto crudelmente semplice ed efficace, non tutti sanno come difendersi e prevenire le truffe. Ci tengono, quindi, i poliziotti a suggerire ai cittadini come proteggersi da soli, ancor prima di collaborare con le forze dell’ordine.

Il metodo è, ormai, vario ma consolidato attorno ad uno stesso canovaccio. Le vittime predilette sono gli anziani: difesa bassa, spesso bisognosi di un contatto umano che sostituisca una triste vita condotta in un appartamento poco frequentato. Un sopralluogo preventivo dei truffatori accerta tutti i dettagli: vie di fuga, orari d’azione, stili di vita, oggetti indossati, giorni in cui si prelevano soldi al bancomat o si ritira la pensione, per poter lavorare a colpo sicuro. Si suona al campanello fingendosi l’amico del nipote, il parente del vicino, un medico della mutua in visita di controllo, l’addetto “del gas” o “della luce”, poi con fare gentile si affabula l’anziano che apre la porta; una volta dentro, la donna porta l’anziano in cucina, o in un luogo nascosto dalla visaule sulla porta lasciata abilmente socchiusa e al contempo dalla camera da letto, stanza in cui si praticano i vecchi metodi della busta sotto il materasso o dell’anello antico nascosto tra i calzini. Mentre la chiacchiera fluente distrae il proprietario di casa, con un rapido gesto nascosto si manda il segnale telefonico al complice rimasto sul pianerottolo; questi si introduce e indisturbato porta via tutto quello che trova di prezioso a tiro. Finito il servizio, finisce anche la visita medica o il controllo fiscale o la manutenzione straordinaria del contatore del gas, e i ladri scappano a bordo dell’autista rimasto nei paraggi col motore acceso. Quando gli anziani si accorgono della rapina, spesso con molto ritardo, i ladri sono lontani, e gli identikit raccolti da carabinieri e polizia spesso risultano compromessi dai racconti offuscati dei poveri malcapitati o dai camuffamenti adottati, come la gonna zingaresca sostituita dal pantalone o da un accento modificato.

Per questo, Alessandro Di Blasio, vicecapo della Mobile di Pescara, elenca un breve ma efficace elenco di comportamenti da adottare, “perché da questi reati è molto facile difendersi, questi criminali non oppongono resistenza e si allontanano al primo rifiuto ricevuto”:

  1. 1)      Non aprire agli sconosciuti. Se non si apre loro la porta e gli si chiede di andare via, i truffatori si allontanano immediatamente senza insistere
  2. 2)      Nessun ente pubblico manda personale in visita a domicilio. non fidarsi di chi si spaccia  per medico, assistente sociale o operaio mandato per controllo straordinario; chiamare il 112 o il 113 e avvisare il visitatore di questa azione: farà scappare i malintenzionati e aiuterà le forze dell’ordine nel controllo del territorio
  3. 3)      Necessaria la collaborazione dei vicini. Soprattutto mentre effettuano i loro sopralluoghi, i truffatori possono destare sospetti: chiunque li veda deve avvisare immediatamente le forze dell’ordine, anche la più semplice segnalazione può essere decisiva
  4. 4)      Diffidare dalle strane richieste. Non ‘abboccare’ a chi si avvicina nei pressi degli uffici postali, delle banche, o vicino ai bancomat chiedendo di effettuare strani prelievi, curiosi atti notarili o fantomatiche donazioni al sacerdote della parrocchia vicina: sono tutti trucchi per spillare il denaro appena ritirato dal libretto di risparmio.

 

Le foto degli arrestati e il video della villa di lusso

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Daniele Galli


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