Reclutavano e sfruttavano giovani donne: cinque arresti a Pescara

poliziaPescara. “Bagagli”. Così venivano definite le ragazze dai cinque rumeni componenti della banda sgominata lo scorso lunedì dalla Squadra Mobile di Pescara. L’accusa è quella di aver favorito e sfruttato la prostituzione di 9 giovani connazionali, presumibilmente dal giugno dello scorso anno, ma il sospetto è che l’attività criminale si protraesse da molto più tempo.

In manette sono finiti cittadini rumeni, Nelu Ciuraru Nelu, 40 anni, Claudiu Lucian Andrei, 24 anni, Ioan Holban, 47 anni, Alexandru Holban, 21 anni, e Florian Costache, 30 anni. Le indagini, coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica Annalisa Giusti, grazie anche all’ausilio delle intercettazioni telefoniche, hanno consentito di far luce su un’attività criminale volta al reclutamento in Romania, spesso con la falsa prospettiva di un lavoro “pulito” in Italia come badante o cameriera, di giovani donne (alcuni indagati erano in procinto di far entrare illegalmente in Italia anche una minorenne), poi costrette, attraverso pressioni psicologiche, pesanti minacce e, spesso, percosse e violenze fisiche, a prostituirsi in strada. I cinque rumeni fermati dalla Polizia, pur non appartenendo ad un’unica organizzazione criminosa, erano in contatto fra loro, come confermato dalle numerose telefonate in cui, in nome di una  sorta di malintesa pacifica concorrenza sul mercato, decidevano le zone in cui “piazzare” le ragazze, stando ben attenti a non “sconfinare” in territori già controllati da altri, con il rischio di innescare prevedibili reazioni del gruppo concorrente.
Mentre Ciuraru, Andrei e Costache avevano di fatto acquisito il controllo di sette ragazze costrette a prostituirsi nella zona della riviera nord e in un appartamento di via Isonzo affittato da Costache, gli Holban (padre e figlio) sfruttavano i proventi di due ventenni che si prostituivano nei pressi della stazione ferroviaria, dove, comunque, anche i primi tre non disdegnavano di “posizionare” le “loro” donne. I ripetuti servizi di polizia, oltre alla identificazione di numerose prostitute, hanno rilevato la presenza dei rumeni nelle vicinanze delle ragazze, il cui lavoro veniva controllato dagli sfruttatori che così avevano anche la possibilità di “conteggiarne” gli incassi. Le indagini hanno visto anche la collaborazione di alcune delle ragazze sfruttate, che hanno raccontato le violenze e le pressioni psicologiche subite e le false promesse con le quali sono state attirate in Italia dai loro aguzzini, che in un caso sono addirittura arrivati a minacciare di picchiare, fino a farla abortire, una delle donne, al quarto mese di gravidanza e nonostante tutto costretta ad andare in strada per guadagnare soldi che sarebbero in gran parte finiti nelle tasche dei protettori. Un’altra delle ragazze, che ha trovato il coraggio di denunciare i propri sfruttatori, ha raccontato di essere stata vittima di violenza sessuale, prima ad opera del giovane Holban e poi di suo padre. La stessa ragazza, stanca delle costrizioni e delle violenze subite dai due,  nei primi  giorni di febbraio aveva deciso di sottrarsi ai suoi sfruttatori, facendo perdere le proprie tracce; la ragazza era stata successivamente individuata dagli investigatori, mentre si prostituiva in  via della Bonifica (zona del tutto diversa da quella “appannaggio” della coppia) e, una volta in Questura, si era convinta a denunciare i due rumeni. Dagli elementi in possesso della Squadra Mobile, inoltre, è emerso il chiaro intento di questi ultimi  a “riappropriarsi” di una fonte di guadagno, che tra l’altro ritenevano potesse esser passata a lavorare per un gruppo concorrente. Numerose, infatti, erano in quel periodo le telefonate finalizzate alle ricerche della donna, che avrebbe dovuto essere sequestrata e punita per lo sgarro, eventualmente anche sfregiandole il viso. Da qui l’intervento dei poliziotti che, per evitare il peggio, hanno deciso di intervenire ponendo in stato di fermo i cinque indagati, in procinto di far perdere le loro tracce. Le perquisizioni hanno confermato il quadro probatorio: nell’appartamento di via Isonzo, gli investigatori hanno recuperato un’agendina sulla quale erano stati annotati i guadagni provenienti dallo sfruttamento delle prostitute.

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