Pescara, gli ex interinali attiva: “Restiamo qui, Pasqua in tenda”

Pescara. Gli ex interinali della Attiva rispondono ‘no’ all’invito del sindaco di Pescara a lasciare il presidio di piazza Italia, che va avanti da quasi tre mesi, ed annunciano che trascorreranno Pasqua e Pasquetta nelle tende sistemate davanti a Palazzo di Città. “Ovviamente preferiremmo essere a casa – dicono – ma se siamo qui un motivo c’è. Non possiamo accettare che il primo cittadino cerchi di farci passare per persone irrispettose delle istituzioni”.

 

Il sindaco del capoluogo adriatico, Marco Alessandrini, ieri aveva invitato i manifestanti a sospendere il presidio, perché “il limite del dissenso è stato ampiamente superato”, anche in vista della visita in città, il prossimo 6 aprile, dell’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia John Phillips. Ma i lavoratori della società municipalizzata che si occupa della pulizia della città – 70 persone a cui, dopo otto anni di lavoro interinale, non è stato rinnovato il contratto – non ci stanno.

“Abbiamo pulito il giardino, la fontana di piazza Italia e sistemato le tende – spiega Giuseppe Granata a nome dei lavoratori – ma per ora restiamo qui. Martedì avremo un nuovo incontro col sindaco e in quell’occasione gli daremo una risposta definitiva sulle nostre intenzioni. Oltre al danno anche la beffa: ora ci accusano di essere un problema per il decoro e la sicurezza”.

Così i lavoratori trascorreranno la Pasqua e la Pasquetta nella tenda, dove cucineranno insieme ai propri famigliari. “Facciamo pubblica ammenda per essere usciti, talvolta, fuori dalle righe, ma la nostra rabbia nasce da un comportamento beffardo ed irrispettoso della nostra controparte”, dicono i lavoratori, sottolineando “la totale incapacità di questa amministrazione nel porre rimedio ad una situazione da essa stessa creata”.

“Non possiamo davvero raccogliere l’invito ad andare via. La nostra protesta finirà il giorno in cui la parola spetterà al giudice; da quel giorno il Comune non avrà più la possibilità di conciliare con noi, da quel giorno si va fino in fondo”, concludono i manifestanti, dicendo di essere “a completa disposizione affinché la visita dell’ambasciatore si svolga nella più totale sicurezza”.

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