Il nipote pescarese di Casamonica: “Vittorio era un signore, guardate i politici” VIDEO

Pescara. E’ partito da Pescara, Moreno Di Rocco, giovane appartenente alla nota famiglia rom abruzzese, per difendere l’onore della sua comunità e dei parenti Casamonica in diretta nazionale su Rete 4, davanti alle “affilate” telecamere di Quinta Colonna.

immagini: Quinta Colonna-Rete4

Figlio del cugino di Vittorio Casamonica, capo del clan che “comanda” i quartieri popolari della Capitale, defunto e celebrato poche settimane fa con un funerale che ha scandalizzato l’Italia intera e anche l’opinione internazionale, Moreno Di Rocco si è sottoposto al fuoco incrociato delle domande di Paolo Del Debbio e dei suoi ospiti (mancando il confronto con il focoso leader leghista Salvini per pochi minuti), rivendicando le ragioni di “una persona onesta”. “Io sono laureato in Farmacia, ho lavorato per quattro anni in uno dei più grandi pastifici italiani e un anno in una delle più importanti case farmaceutiche”, ha rimarcato il ragazzo, cercando fin da subito di rispedire al mittente il pregiudizio verso la criminalità legata alla sua comunità.
Quando, però, le domande indirizzate a lui e a Enrico Montecristo, figlioccio del defunto capo dei Casamonica, hanno preso la via della critica agli elicotteri spargi-rose sul cielo romano (“Se non aveva il permesso di volare doveva controllare la città di Roma, non noi”), Moreno Di Rocco ha ammesso l’esagerazione ma ha voluto ben precisare quanto lo sfarzo nella cerimonia faccia “parte della cultura rom”, così come nulla ci sia di mafioso da rintracciare nelle esequie con cocchio e banda, né al suo parente: “Vittorio era rispettato per la sua cordialità, un signore, non diceva una parolaccia nemmeno se si arrabbiava”.

E i beni da 90 milioni in mano a un clan di nullatenenti, di cui tantissimi condannati per estorsione e narcotraffico? “Il padre di Vittorio era un grandissimo commerciante di cavalli”, ricostruisce il pescarese Di Rocco, “e negli anni ’50 e ’60 si è saputo muovere anche quando non c’erano troppi controlli fiscali e ha investito molto nel mattone”. “Certo, anche nella nostra famiglia non santi”, ammette poi, ma alza il tiro della polemica e se qualcuno si è offeso per il manifesto di Vittorio Casamonica in abiti papali, Moreno Di Rocco ribatte “Anche io sono offeso dal nostro sistema, dallo Stato Italiano: io sono disoccupato ora, e chi ha portato la disoccupazione al 42 per cento in Italia? Il problema è all’apice: i politici che non danno il buon esempio, nelle liste dei partiti c’è un numero incredibile di indagati”.

Quindi un invito a non penalizzare e di “parlare anche degli esempi positivi” nelle famiglie rom, dei campioni dello sport, di chi lavora e coopera anche con le istituzioni: “Se si strumentalizza queste notizie e si dà una brutta nominata al nome Casamonica, si distruggono i figli: se un figlio di Casamonica in futuro volesse fare il medico o trovare un lavoro, così lo state rovinando, io l’ho vissuto con il mio nome nella mia città”, si appella, infine, il rom Di Rocco.

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