Spacciava ai minorenni e li minacciava per farsi pagare: in manette un vigile del fuoco a Pescara

Pescara. Avrebbero venduto in piu’ occasioni dosi di cocaina, hashish e marijuana anche a minorenni. Si tratta di un vigile del fuoco di 31 anni, Mario Camplone, e di un 30enne, Fabrizio Tonelli, per ora sfuggito alla cattura, anch’egli pescarese, entrambi destinatari di provvedimenti restrittivi emessi dal gip del tribunale di Pescara Nicola Colantonio su richiesta del pm Gennaro Varone.

I due, per i quali sono stati disposti gli arresti domiciliari, devono rispondere di spaccio di stupefacenti e di estorsione perche’, stando alle indagini condotte dalla Squadra Mobile che stamane ha eseguito la misura cautelare nei confronti del vigile, pur di riscuotere i crediti vantati nei confronti di alcuni dei loro acquirenti di droga, in piu’ occasioni li avrebbero minacciati di violenze fisiche.

Gli accertamenti della polizia hanno preso il via dalla denuncia di una madre esasperata che ha raccontato agli investigatori che lei e suo figlio erano vittime di richieste estorsive, da circa due anni, da parte del ricercato nei confronti del qual il giovane, quando era ancora minorenne, aveva maturato un debito di circa 3 mila euro, dovuto a ripetute cessioni di hashish. Le dichiarazioni della donna sono state successivamente confermate dal figlio che ha fornito agli agenti indicazioni che hanno consentito sia di incastrare il 30enne, sia di identificare il vigile del fuoco che sarebbe stato suo fornitore e complice.

Nel corso delle indagini, proseguite poi anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche, e’ stato accertato che entrambi gli indagati, oltre all’hashish, spacciavano anche cocaina e che avevano estorto soldi ad altri tre ragazzi in difficoltà con i pagamenti.

Oltre ai due destinatari delle misure restrittive disposte dal gip del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, ci sono altri sei indagati a piede libero, tra questi anche un minorenne. Tra i clienti di Mario Camplone, secondo quanto riferito dal capo della Mobile, Pier Francesco Muriana, ci sarebbero pure due suoi colleghi. Stando a quanto emerso dalle indagini, i due spacciatori riuscivano ad avvicinare i ragazzi con la prospettiva di facili guadagni: Camplone e Tonelli chiedevano alle vittime di custodire la droga dietro un compenso e quando i giovani non riuscivano più a gestire la situazione e accumulavano dei debiti li minacciavano per riavere i soldi. Una delle vittime avrebbe accumulato un debito pari a 8mila euro.

In alcuni casi, le famiglie avrebbero chiesto dei finanziamenti per pagare i debiti fatti dai loro figli. La madre di una delle vittime sarebbe arrivata a prostituirsi per restituire i soldi ai creditori del figlio. Per sottrarsi alle continue e pressanti minacce estorsive, uno dei giovani si sarebbe addirittura rifugiato all’estero. I ragazzi coinvolti sono tutti di buona famiglia, benestanti ed istruiti. I casi documentati di spaccio sono 10, tre gli episodi di estorsione.

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