Pescara, viaggio sulla pista ciclabile: una giungla abbandonata in città VIDEO

Pescara. Potrebbe essere un polmone verde nella periferia pescarese, invece l’incuria trasforma il tratto più a ovest della la pista ciclabile sul lungofiume in una giungla quasi inaccessibile.

La scorsa settimana erano stato i consiglieri comunali di centrodestra, con un sopralluogo, a denunciare come il tracciato ciclopedonale che costeggia il lungofiume dal centro storico al ponte di Capacchietti sia stato trasformato in un deposito di siringhe e rifugio per senzatetto. Oggi, invece, è un lettore, Federico Ippoliti, a testimoniare con un filmato la situazione in cui versa il tratto più a ovest della pista, quello che dal ponte arriva fino al canile di via Raiale.

Potrebbe essere un polmone verde di importanza fondamentale per una zona periferica come quella che ospita il cementificio e gli stabilimenti Fater: “Pochi cittadini sono a conoscenza di tale pista ciclabile e del potenziale di utilizzo ad uso ricreativo che potrebbe avere questo suggestivo percorso, poco distante dal centro cittadino, popolato da fauna fluviale e caratterizzato da una fitta vegetazione”, commenta Ippoliti, ma l’incuria totale, da parte della Provincia proprietaria e Comune incaricato della manutenzione, lo hanno trasformato in una vera e propria giungla, peraltro pericolosa.

Le immagini filmate dalla camera-bike di Federico Ippoliti mostrano come l’asfalto che segna il percorso è fortemente compromesso in vari punti mentre, dove la pista è composta da terra battuta, profondi solchi causano pericolo per le ruote delle bici, tanto che qualcuno ha piazzato delle assi di legno per riuscire a passare. Un percorso più adatto alle escursioni in mountain bike che alle passeggiate cittadine, reso ancor più duro dalla vegetazione incolta che invade la pista e dimezza l’accesso in diversi tratti.

Ma il pericolo maggiore si presenta nel tratto che costeggia maggiormente l’argine del Pescara, dove le piene di inizio marzo hanno letteralmente mangiato il bordo della pista, facendo crollare anche la recinzione in legno che protegge i ciclisti dal fiume.

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