Pescara, piste ciclabili trasformate in parcheggi FOTO

Pescara. Piste ciclabili trasformate in parcheggi a sosta breve e in aree di carico e scarico: è l’associazione Pescarabici a denunciare le infrazioni che gli automobilisti compiono invadendo i (pochi) spazi riservati ai ciclisti.

E’ la zona attorno all’università a fare da scenario all’inciviltà documentata da Giancarlo Odoardi, presidente dell’associazione pescarese degli amanti della bicicletta. Un giro in sella alla sua bici nei pressi dell’ateneo di viale Pindaro e Odoardi si è imbattuto in più di un “invasione” che le automobili e perfino i camion compiono sui tracciati riservati esclusivamente ai cicli.  “Entrando e uscendo dalle poche piste ciclabili presenti lungo il percorso”, racconta Odoardi, “mi sono imbattuto nel camion di un mobilificio, fermo sulla pista ciclabile nel tratto terminale di Via D’Annunzio. Il mezzo era incustodito e non c’era nessuno nei paraggi”. Un area di carico e scarico improvvisata, a discapito di chi vorrebbe pedalare in libertà, senza dover passare tra il traffico ‘a motore’ e arrischiare i pedoni sul marciapiede.

Ma la corsia ciclabile di viale Pindaro risulta ben affollata: “Neanche cento metri e trovo due macchine parcheggiate sul tracciato”, prosegue Odoardi, che per fotografare le irregolarità si imbatte in un siparietto paradossale: “Mi fermo per scattare qualche foto”, racconta il presidente di Pescarabici, “e dal locale adiacente escono minacciosi due signori ‘maturi’, uno dei due claudicante per un infortunio. Mi chiedono cosa stia facendo e mi intimano di non fare foto alla targa. Spiego che la loro macchina è parcheggiata sulla pista ciclabile. Mi rispondono che erano entrati lì da 5 minuti, che non si trovava posto, e quello più agguerrito ci aggiunge un insulto e mi infila il suo tripode sul mio piede sinistro, sentenziando che se gli arrivava una multa per me erano guai: avrebbe chiamato i … vigili! Non perdo la calma e rifaccio il punto della situazione rendendo evidente il loro torto. Mentre rimonto in bici, uno dei due, bofonchiando maledizioni, prende le chiavi, entra in macchina, mette in moto, e va a cercare un altro posto”.

Non finisce qui: “Neanche cinquanta metri dopo, sempre sulla stessa pista ciclabile, un camion fermo. Di fianco, sulla strada, due uomini intenti a stendere dei cavi all’interno di un tombino. Chiedo se il camion è loro e spiegazioni della loro sosta; uno dei due, senza tanto guardarmi, dice che invece di parcheggiare in doppia fila ha ritenuto opportuno farlo sulla pista ciclabile”. Non va meglio in via D’Annunzio, “appena superato Piazza Ovidio, all’ingresso della pista ciclabile su via D’Annunzio. Dietro l’edicola altra macchina parcheggiata. Non è possibile! Mi fermo di nuovo: vedo che all’interno c’è il conducente e  vado a cercare spiegazioni. Il finestrino si abbassa, dentro la macchina una giovane donna intenta a telefonare: chiedo spiegazioni. Mi dice che sta aspettando la madre che ha difficoltà a camminare; lei arriva di li a poco, certamente anziana, ma mi sembra che si muova più che bene”, ricostruisce infine ancora Giancarlo Odoardi.

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