Ospedali di Pescina e Tagliacozzo: emergenze chiuse da due mesi e nessuna traccia dei reparti Covid

“La Giunta lenta annuncia ma non realizza, è la propaganda l’unica cosa che riesce bene al centrodestra alla Regione, anche prima durante e dopo la pandemia: così dopo l’annuncio di voler fare negli ospedali di Pescina e Tagliacozzo dei reparti destinati alla riabilitazione dei pazienti colpiti dal Covid, nulla più si è mosso e in piena fase 2 non si sa quando saranno riaperti i rispettivi punti di primo intervento chiusi dal 9 e 10 marzo”, denuncia il capogruppo PD in Consiglio regionale Silvio Paolucci.

 

Una risposta sullo stato dell’arte arriva direttamente dalla Asl di competenza, quella di Sulmona, Avezzano, L’Aquila: “Abbiamo chiesto la documentazione a supporto del proposito esternato dalla maggioranza di dislocare nei reparti dei due presidi marsicani gli ex malati di Covid – spiega Paolucci – La Asl ci ha risposto che non ha adottato nessun atto in tal senso. Parole, dunque e nessun fatto concreto. Intanto i due presidi languono dall’inizio dell’emergenza, in entrambi i nosocomi sono stati sospesi i Punti di Primo Intervento (ex Pronto Soccorsi disattivati nel 2010) a discapito dei cittadini di un territorio che sembra essere considerato sempre più di serie B dalla classe dirigente che aveva persino annunciato di voler fare un ospedale Covid nel comprensorio.

 

Questa è d’altronde la linea che la maggioranza di governo sta portando avanti con le strutture di tutta la regione, annunci senza fondamento e nemmeno un accenno di programmazione sanitaria, né un piano per il potenziamento, la riapertura e l’ampliamento della medicina territoriale, con i presidi periferici a supporto per affrontare con maggiore efficienza questa fase 2. Dunque oggi non solo non sappiamo cosa effettivamente vogliono fare negli ospedali di Pescina e Tagliacozzo sul Covid, ma nemmeno abbiamo una tempistica certa della ripresa dei servizi sospesi, a quasi tre mesi dall’inizio della fase 1 e a fase 2 ormai a regime. Un’inerzia davvero difficile da credere, se non si stesse verificando davvero su tutte le strutture d’Abruzzo, specie quelle delle zone interne che dovrebbero, invece, avere una definizione ancora più netta di presidi del territorio”.

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