L’Aquila festeggia San Francesco di Sales, protettore dei giornalisti

san_francescoL’Aquila. Parlare di giornalismo all’Aquila ha nuovi dolorosi significati dopo che la stampa e le televisioni nazionali e internazionali hanno raccontato le trasformazioni della città a seguito del sisma. Raccontare gli eventi tendendo costantemente ad una rappresentazione oggettiva e veritiera e rimanere presenti ad una deontologia garante del rispetto della dignità della persona, dell’utilità del servizio, della possibilità di suscitare il senso critico del lettore tramite la considerazione di molteplici punti di vista di una data situazione dovrebbero essere condicio sine qua non svolgere attività giornalistica.

Consapevoli di una drammatica realtà vissuta in prima persona, gli aquilani sanno bene che nella maggioranza dei casi l’informazione riguardante la situazione del post sisma, si è piegata alla propaganda politica, alla volontà di persuasione, alla considerazione e valorizzazione di pochi punti di vista.

Per questi motivi le occasioni di riflessione sul ruolo dell’informazione hanno un sapore più amaro in questa città dopo il 2009.

Oggi si è celebrato, come da tradizione, San Francesco di Sales patrono dei giornalisti: l’evento organizzato dall’arcidiocesi e dai salesiani dell’Aquila con il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti nella Chiesa di Coppito, si è articolato in due momenti. In presenza dell’arcivescovo Giuseppe Molinari e di monsignor Giovanni D’Ercole è stata celebrata la Messa nella Chiesa di Coppito. La mattinata è poi proseguita con un incontro che ha visto l’intervento del vaticanista Rai Fabio Zavattaro e ha dato modo di aprire un dialogo sul difficile compito con cui deve confrontarsi oggi chi si dedica al mestiere di giornalista.

Ad introdurre il dibattito è stato il presidente dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo Stefano Pallotta; l’intervento è stato incentrato ad un’analisi dei cambiamenti cui la professione deve far fronte: in ottemperanza al compito di “decodificazione la complessità del reale in un messaggio caratterizzato da semplicità e fruibilità”, Pallotta ha evidenziato una crescente “insofferenza” da parte di chi intraprende il mestiere di giornalista per una crescente complessità del reale e per il moltiplicarsi di strumenti tecnologici di cui ci si può avvalere per veicolare le informazioni. Il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti ha auspicato che tali considerazioni siano oggetto di riflessione in occasione della riforma che sarà discussa e promulgata nel prossimo Agosto; Pallotta ha sostenuto la necessità di intraprendere un percorso di Laurea specialistica e qualificante, in modo che determinate conoscenze culturali, l’esigenza di una formazione continua dettata, in primo luogo, da curiosità intellettuale sia strumento imprescindibile all’interno del curriculum di un giornalista.

L’atteso intervento di Fabio Zavattaro è stato orientato sulla linea del messaggio che Papa Benedetto XVI ha voluto comunicare in quest’occasione, la 46 giornata mondiale delle comunicazioni sociali: la considerazione di un’integrazione tra silenzio e parola è divenuto necessario in un’epoca di surplus dell’informazione, di bombardamento di dati. “Là dove i messaggi e l’informazione sono abbondanti, il silenzio diventa essenziale per discernere ciò che è importante da ciò che è inutile e accessorio”: l’invito è quello di non essere condizionati esclusivamente da quei parametri il cui cieco adeguamento porta allo stravolgimento della missione del giornalista. A causa di un horror vacui dovuto alla molteplicità degli spazi in cui è possibile fare comunicazione e alla necessità di attrarre un numero sempre maggiore di spettatori, sempre di più assistiamo ad una “spettacolarizzazione della notizia”, alla messa in rilievo di quegli aspetti ritenuti maggiormente appetibili secondo i dati auditel: i rischi sono quelli di sollecitare la morbosità, non il senso critico di chi riceve il messaggio. Il riferimento è andato anche alla sottomissione della qualità dell’informazione rispetto alla logica della “velocità” con cui si comunica l’informazione e la capacità di riempimento delle edizioni tramite continui aggiornamenti le cui fonti rischiano di non essere adeguatamente vagliate.

Se è vero che bisogna regolamentare il percorso di formazione dei giornalisti, non solo per la creazione di figure competenti ma anche per arginare una di quelle professioni votata al precariato, sarebbe necessario, in primo luogo, appellarsi ad una salda etica volta al perseguimento del bene comune e della coesione sociale.

 

Elisa Giandomenico

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