43°Premio Scanno, la cinquina finalista della sezione Letteratura

Scanno. E’ il viaggio, e la ricerca di un approdo, il filo rosso che lega le cinque opere finaliste della sezione Letteratura della 43esima edizione del “Premio Scanno”, che si terrà il 17 settembre.

Un viaggio che i protagonisti dei cinque libri compiono non solo fuori ma anche dentro loro stessi, e lo fanno in modi e in epoche diverse, ma con un comune desiderio di risoluzione.

I finalisti, selezionati da una giuria di esperti, sono i seguenti: Peter Handke, “Il grande evento” (Garzanti); Mahi Binebine, “Il grande salto” (Rizzoli); Tracy Chevalier, “I frutti del vento” (Neri Pozza); Rosa Matteucci, “Costellazione familiare” (Adelphi); Franco Cordelli “Una sostanza sottile” (Einaudi).

Il “Premio Scanno”, ideato dal professor Riccardo Tanturri de Horatio, annovera nell’albo d’oro della sezione Letteratura nomi del peso di Folco Quilici, Mario Soldati, Mario Vargas Llosa, Banana Yoshimoto, Harold Bloom. Ma quest’anno, accanto ai grandi nomi della letteratura internazionale, il Premio si apre agli esordienti con una sezione dedicata alle opere inedite.

La Fondazione Tanturri, guidata da Alessandra Shoenburg Tanturri e da Manfredi Tanturri de Horatio, in collaborazione con l’Università degli studi di Teramo, ha istituito una Sezione Giovani, riservata a tutti coloro che intendono candidare un racconto letterario che possa definirsi Opera prima. Il vincitore vedrà pubblicato il suo libro. Il materiale deve essere inviato entro e non oltre le ore 24.00 del 28 agosto 2016 all’indirizzo mail scannooperaprima@unite.it. Ulteriori informazioni sul sito dell’Ateneo teramano: www.unite.it.

In attesa di scoprire nuovi talenti, ecco le trame delle opere finaliste della Sezione Letteratura.

“Il grande evento” di Peter Handke è l’opera più matura di un maestro della letteratura europea. Si tratta di un libro di grande effetto che ricorda molto i suoi esordi. Racconta il viaggio di un uomo, un attore che da anni non si misura più col palcoscenico, alla ricerca dell’emozione di sentirsi vivo. Per Le Temps, “richiama il viaggio iniziatico e il vagabondaggio romantico”, con un racconto che “vibra di risonanze misteriose e presta un’aura luminosa agli avvenimenti”. Per Die Zeit, “Handke scrive qui in modo molto semplice, usa frasi scarne e belle. Sopra non c’è nessun dio, sotto non c’è nessun inferno. Nel mezzo c’è tutto quello che un essere umano può sopportare nella sua esistenza, le sue speranze e i suoi desideri, il suo scontento e il suo sconforto”.

“Il grande salto” di Mahi Binebine è la storia di una fuga dalla povertà, dal silenzio e dalla violenza dei padri, nell’assenza totale di una speranza. E’ la storia del giovane Yashin che cade vittima di un carismatico leader fondamentalista che “conosceva le parole giuste, parole ghiotte che si fissavano nella memoria e, dispiegandosi in essa, fagocitavano i detriti che la intasavano”.

E’ così che la religione giunge a offrire una disciplina, un percorso tracciato, un’insperata occasione di riscatto sociale, nonostante chiami al martirio. Binebine attraversa con semplicità, sgomento e compassione, l’incomprensibilità di una scelta estrema, consegnandoci una storia dura e necessaria di indottrinamento ed emarginazione. Una storia intrisa di polvere e drammi muti, che squarcia un cono d’ombra sulle nostre cronache internazionali.

“I frutti del vento” di Tracy Chevalier, è un romanzo che si iscrive nella tradizione della grande narrativa americana di frontiera. Un’opera in cui Chevalier penetra nel cuore arido, selvaggio e inaccessibile della natura e degli uomini, là dove crescono i frutti più ambiti e più dolci che sia dato cogliere. A fine Ottocento, nella tenuta agricola di famiglia in Connecticut, i coniugi James e Sadie non se la passano bene.

Le mele dolci da vendere non sono mai abbastanza per sfamare i loro dieci figli. Seppure a malincuore, James e Sadie decidono di accettare la proposta del governo, che promette terre in abbondanza a chiunque sia disposto ad andare a coltivarle all’Ovest, e si trasferiscono in Ohio. Ma è solo l’inizio di un difficile viaggio. “Un libro magnifico. Potente, evocativo, originale. L’ho amato molto”, ha detto la scrittrice britannica Joanne Harris. “Ecco il magico tocco di Tracy Chevalier: evocare un’epoca intera attraverso lo sguardo particolare di personaggi perfettamente descritti”, ha scritto il New York Times.

“Costellazione familiare” rappresenta una nuova incursione di Rosa Matteucci nell’universo aggrovigliato e dolente dei rapporti familiari. Nella famiglia della narratrice sono i cani ad assumere un ruolo determinante: quello di una “risicata passerella di corde gettata fra due impervie ripe sentimentali”. Da un lato del baratro c’è una madre di “leggendaria bellezza”, refrattaria a qualunque “smanceria”, sorda a ogni “desolato richiamo d’amore”; dall’altro, una figlia convinta da sempre della propria inadeguatezza, che non nasconde “una malsana predilezione per quello sfaticato” di suo padre, e votata all’accudimento di una lunga serie di cani, tanto deliziosi quanto pestiferi.

“Dopo aver creato il cane, Dio si fermò un istante a contemplarlo nelle sue incertezze e nei suoi slanci, annuì e seppe che era cosa buona, che non aveva tralasciato nulla, che non avrebbe potuto farlo meglio”, è la frase che troviamo sulla soglia di questo romanzo.

In “Una sostanza sottile” di Franco Cordelli, un padre decide di raccontare alla figlia gli avvenimenti e gli incontri che hanno formato la sua vita. Non lo fa seguendo una lineare successione dei fatti, ma assecondando l’ordine che questi occupano ormai nella sua memoria. Ambientato in Provenza, “Una sostanza sottile” mostra i ricordi di un uomo nella loro naturale discontinuità. Irène assume il ruolo di “portavoce” narrante delle esperienze del padre e lo ascolta con una maturità che non avrebbe potuto garantire quando era ancora solo una figlia e non una donna: “devi essere più buona di sempre, più innocente di quanto tu non sia; e come non sei, né inconsapevole, né ignara”. Ricostruire una vita significa provare a sciogliere la rete di fili sottili che nel tempo s’intrecciano tra loro fino ad aggrovigliarsi in tanti nodi. Oppure, significa sciogliere quei fili per poi riavvolgerli nel modo appropriato. Ma anche far luce sui vuoti.

Il Premio Scanno nasce per iniziativa di Riccardo Tanturri de Horatio, professore universitario di Lingua e Letteratura Italiana, scrittore, poeta e giornalista. Inizialmente voluto come riconoscimento letterario, presto moltiplica le sezioni fino ad arrivare ad essere un importante premio multidisciplinare del panorama culturale italiano. La cerimonia di premiazione si terrà in piazza della Codignola, nel centro della splendida Scanno, alle ore 15 del 17 settembre 2016.

Nella mattinata dello stesso giorno, alle ore 10.30, nell’Auditorium Guido Calogero, ci sarà un importante incontro di studi dal titolo “Pirandello nostro contemporaneo”. A coordinare l’incontro, Giulio Rolando, Direttore del “Cerchio”. I relatori saranno: Pierfranco Bruni, Vicepresidente Nazionale del Sindacato Libero Scrittori; Neria De Giovanni, Presidente dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari (AICL).

A seguire, alle ore 11.30, sempre nell’Auditorium Guido Calogero, prenderà vita la tavola rotonda “Conoscenze, competenze & formazione professionale oggi in economia, medicina e sociologia…”, coordinata da Giuseppe Novelli, biologo e rettore dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata.

La 43esima edizione del Premio Scanno vedrà un vincitore per ognuna delle dieci sezioni: Diritto, Economia, Ecologia, Musica, Medicina, Antropologia, Letteratura, Alimentazione, Valori, Sociologia. E infine, verranno assegnati anche il Premio Speciale Scanno, la Menzione Speciale, e per la prima volta, il Premio Speciale Opera Prima.

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