Sulmona, foto osé sulla chat: i genitori pagano i danni

Sulmona. Avevano diffuso la foto nuda di una loro coetanea minorenne, facendola circolare sui telefonini di mezza città.

 

Prosciolti in sede di udienza preliminare ora 11 minorenni sono stati chiamati a risarcire la parte lesa in sede civile, ma a pagare saranno i loro genitori.

È destinata a far parlare la sentenza emessa dal giudice del tribunale di Sulmona Daniele Sodani, il quale ha ritenuto responsabili i genitori per le colpe dei loro figli. Tutto è partito da un selfie di una minorenne sulmonese che nel dicembre del 2012 quando aveva solo 14 anni, per accontentare la curiosità di alcuni coetanei, decise di immortalarsi senza veli.

Quella foto destinata solo a pochi intimi, finì ben presto prima sui social e poi sui telefonini di mezza città. Addirittura venne aperto un falso profilo con l’immagine della minorenne nuda poi cancellato nel giro di poche ore. Vicenda che spinse i genitori a rivolgersi ai carabinieri affinché fossero individuati i responsabili della diffusione telematica della foto osé della figlia.

 

 

All’inizio furono una trentina i ragazzi, quasi tutti minorenni, chiamati a deporre dai carabinieri. Ma solo undici finirono sotto inchiesta con l’accusa di diffusione di materiale pedopornografico. In sede di udienza preliminare gli imputati sono stati tutti prosciolti. Non così in sede civile dove il giudice accogliendo parzialmente le richieste dei genitori della minore che avevano avanzato un risarcimento di 650 mila euro, per danni patrimoniali e non, ha stabilito che i convenuti debbano versare a vario titolo, la cifra in totale di quasi 100 mila euro, a titolo di danno non patrimoniale.

 

 

Il giudice ha disposto inoltre che a pagare il risarcimento debbano essere i genitori degli allora minorenni perché “è in capo al genitore l’onere di provare e di dimostrare il corretto assolvimento dei propri obblighi educativi e di controllo sul figlio, solo in tal modo potendosi esonerare dalla condanna risarcitorie”. Nella specie nulla è stato dimostrato. Anzi sempre secondo la sentenza del giudice “i fatti esprimono, di per sé, una carenza educativa degli allora minorenni, dimostratisi in tal modo privi del necessario senso critico di una congiura capacità di discernimento e di orientamento consapevole delle proprie scelte nel rispetto e nella tutela altrui.

Capacità che invece avrebbero già dovuto godere in relazione all’età posseduta. Tanto è vero che alcuni coetanei ricevuta la foto non l’hanno divulgata”.

In particolare il giudice ha stabilito una sorta di tariffario giudiziario delle foto: 2 mila euro per ogni messaggio inviato con l’immagine della ragazza nuda e mille euro per chi l’aveva inviata a persone che già la possedevano.

 

Il giudice ne ha avute anche per i genitori della minorenne, non riconoscendo loro il risarcimento richiesto motivato dal fatto che subito dopo la vicenda, avevano dovuto trasferirsi in un’altra città per tutelare la figlia. Per il giudice infatti i genitori della ragazza non avrebbero vigilato sulla condotta imprudente della propria figlia, da cui sarebbero partite le foto incriminate.

 

 

 

 

 

 

 

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