Pescasseroli, animali avvelenati: attivato il nucleo cinofilo antiveleno

Pescasseroli. Si continuano a registrare casi di avvelenamento di animali d’affezione, l’ultimo dei quali avvenuto ad Anversa degli Abruzzi lo scorso 25 marzo con la morte di un cane padronale, che si aggiunge alla lista degli altri tre cani deceduti pochi giorni prima.

 

I Carabinieri della Stazione Forestale di Scanno sono intervenuti intensificando i controlli sul territorio e attivando il Nucleo Cinofilo Antiveleno (N.C.A.) di Pescasseroli, ossia un nucleo investigativo che si avvale di cani addestrati per scovare le esche mortali o anche altre carcasse di animali avvelenati, il quale ha effettuato la bonifica delle zone ove è avvenuto l’avvelenamento.

Il fenomeno dell’abbandono di esche e bocconi avvelenati sta assumendo proporzioni estremamente preoccupanti su tutto il territorio nazionale, tanto che nell’anno 2018 nelle Regioni di Abruzzo e Molises sono stati effettuati dai tre Nuclei Cinofili Antiveleno dei Carabinieri Forestali di Frosolone, Assergi e Pescasseroli, territorialmente competenti, 137 ispezioni preventive volte a verificare la presenza di esche e bocconi avvelenati, con riscontro positivo in 37casi.

L’uso di questa pratica è dovuto a diverse finalità quali uccidere cani e gatti randagi, tutelare il bestiame dalla predazione delle volpi, lupi e orsi, “regolare” la concorrenza tra tartufai o tra tartufai e cacciatori nei territori condivisi, ma occorre ribadire che questa usanza è illecita e penalmente perseguibile ai sensi degli artt. 544-bis (reato di uccisione animali) e 544 –ter (reato di maltrattamento di animali) del codice penale. Inoltre l’art. 146 T.U. delle Leggi Sanitarie, Regio Decreto 27 luglio 1934, n. 1265 proibisce e punisce la distribuzione di sostanze velenose e prevede la reclusione da sei mesi a tre anni e un’ammenda da € 51,65 fino a € 516,46. Il 13 giugno 2016 altresì il Ministero della Salute è intervenuto emanando la nuova Ordinanza ministeriale rubricata “Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati”, prorogata nuovamente nel 2018 per un ulteriore anno, la quale impone al proprietario o responsabile dell’animale deceduto a causa di esche o bocconi avvelenati di segnalare l’episodio ad un medico veterinario che emetterà la diagnosi di sospetto avvelenamento e avvierà le procedure indicate nell’ordinanza stessa.

Occorre ricordare che i bocconi avvelenati non producono solo l’atroce morte degli animali che li hanno ingeriti, ma anche le carcasse degli stessi possono a loro volta provocare il decesso di altri animali (per esempio uccelli rapaci, lupo e orsi) innescando una terribile reazione a catena. Risale infatti a pochi giorni fa la morte di una coppia di aquile reali ritrovate in località Capo La Valle (Monteleone di Spoleto), vicino alla carcassa di una volpe avvelenata, tanto da convincere gli inquirenti che i due rapaci sono morti per avvelenamento passivo, considerato anche il diverso grado di decomposizione dei tre animali.
Il veleno contenuto nelle esche e bocconi può inoltre diffondersi nell’ambiente inquinando il terreno e le acque superficiali, o entrare direttamente in contatto con la popolazione, in particolare i bambini, esponendola al rischio di avvelenamento.

Per le ragioni descritte le indagini dei Carabinieri Forestali proseguono a ritmi serrati per assicurare i responsabili alla giustizia e far cessare il fenomeno.

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