L’Aquila, ordinanza di cattura e abbattimenti dei cinghiali: la Lav chiede di ritirare il provvedimento

L’Aquila. Il 19 ottobre, il Sindaco Biondi ha emesso un’ordinanza con la quale di dispone la
“cattura ed eventuale abbattimento” dei cinghiali che dovessero entrare nell’ambito urbano e, già nei giorni scorsi, si sono sentiti i primi colpi di fucile nelle zone più periferiche della città.

Ora la LAV ha inviato al Sindaco una diffida con la richiesta dell’immediato annullamento del provvedimento evidenziandone i profili di ritenuta illegittimità.

 

La legge regionale 10/2004 dispone, infatti, che il controllo della fauna selvatica all’interno dei centri urbani possa essere autorizzato con ordinanza sindacale, esclusivamente per motivi sanitari e per la tutela del patrimonio
storico-artistico, dopo avere sentito l’ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, il massimo organo scientifico nazionale per lo studio degli animali selvatici.

 

Eppure di tutte queste prescrizioni non c’è neppure l’ombra nell’ordinanza del Sindaco Biondi – dichiara Massimo Vitturi, responsabile LAV, Animali Selvatici – inoltre,
viene disposta la cattura e l’eventuale abbattimento degli animali in spregio alle disposizioni normative che, prima di procedere con l’uccisione degli animali, impongono la dimostrazione dell’inefficacia dei metodi ecologici e il parere positivo di ISPRA.”

 

Disporre l’uccisione dei cinghiali è non solo crudele, ma anche del tutto inutile se non vengono rimosse le cause che determinano l’avvicinamento dei cinghiali all’ambito urbano e in questo caso è evidente che il problema è generato
dagli stessi cacciatori. La fortissima pressione venatoria a cui sono sottoposti i cinghiali li costringe infatti a spostarsi in aree meno frequentate dai cacciatori, quali ad esempio le zone urbane che sono ovviamente
vietate alla caccia.

 

I cinghiali sono sempre più perseguitati: ultimamente anche la comparsa della Peste Suina Africana è stata utilizzata come pretesto per ucciderne il doppio degli anni precedenti, anche nelle regioni indenni dalla contaminazione.

Laddove poi l’uccisione degli animali avvenga in violazione di norme di legge,
può configurarsi anche un danno erariale del quale può essere chiamata a rispondere l’autorità che ha emanato l’atto.

“Chiediamo quindi che il Sindaco Biondi ritiri subito la sua ordinanza ammazza-cinghiali – conclude la LAV – ricorrere alle uccisioni degli animali è sempre una scorciatoia crudele e priva di ogni senso, solo l’educazione dei cittadini e delle amministrazioni alla corretta convivenza può ridurre le interazioni fra gli animali selvatici e le persone, garantendo
la sicurezza di entrambi.”

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